citazioni accidentali #10 il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è il primo romanzo dello svedese Jonas Jonasson. L’ho letto perché mi piace tantissimo la copertina e perché nutro un’irrazionale simpatia per gli svedesi.
centenario 1
Racconta la fuga del centenario Allan Karlsson dalla casa di riposo. Le successive avventure strampalate, che coinvolgono lui e suoi bizzarri incontri, si alternano ai flashback che ripercorrono l’intera vita di Allan, il quale si trova più volte al centro di importanti vicende storiche. Non si fa mancare niente: in Spagna con Franco, negli Stati Uniti con Oppenheimer che perfeziona la bomba atomica, in Unione Sovietica con Stalin (dove ha modo di dire quello che tutti abbiamo sempre pensato: “San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado… Quando vi deciderete?”), in Cina con Mao, eccetera. Queste parti, secondo me, alla lunga diventano noiose, e sfortunatamente sono i capitoli più lunghi e numerosi del libro. Penso che si sia divertito di più Jonas Jonasson a scriverli di quanto mi sono divertita io a leggerli. Comunque è un romanzo molto simpatico, e il risvolto di copertina cita addirittura una certa Christina Flodman: “Era da tanto tempo che non ridevo così tanto.” (Christina, ma che gente frequenti? Dammi un colpo di telefono, ogni tanto, che ci facciamo due risate insieme).
centenario 2
Il personaggio che mi è piaciuto di più è Herbert Einstein, il fratellastro poco sveglio e molto codardo di Albert Einstein. Fratellastro immaginario (il cui nome è un riferimento a una serie televisiva svedese degli anni settanta chiamata Albert & Herbert). La sua scarsa intelligenza è spesso evidente, ad esempio dopo il suo matrimonio con Ni Wayan Laksmi:

Per un paio di settimane Herbert si sforzò di imparare il nome della moglie, ma alla fine gettò la spugna. “Amore, non mi ricordo mai come ti chiami. Ti spiace se ti chiamo Amanda?” “Niente affatto, amore mio.”

Sonya Hedenbratt
Nel romanzo ci sono numerose cose strane, tra cui un elefante di nome Sonya: così chiamata in onore di Sonya Hedenbratt. Sonya Hedenbratt è presente soltanto nella Wikipedia svedese, dalla quale ho estratto qualche informazione grazie al traduttore di Google: “Sonya Hedenbratt (1931-2001) era una svedese jazz cantante, attrice e artista rivista. […] Il Jazz ha ottenuto il suo precoce nel sangue, soprattutto da suo fratello maggiore. […] Sonya Hedenbratt era anche un’attrice. Ha giocato zia Emma in Fanny e Alexander di Ingmar Bergman del 1982.”

Forrest Gump elvis
Googlando questo libro mi sono imbattuta in TV Tropes, una wiki di tropi narrativi (“tropo” si riferisce di solito a una figura retorica di significato – come metafora, metonimia, sineddoche – che consista nell’usare una parola o espressione in un significato diverso da quello letterale; ma qui è inteso nel senso di convenzione narrativa, tòpos, tema ricorrente). Nata per trattare di contenuti televisivi, TV Tropes ha finito per coinvolgere qualsiasi tipo di narrativa (film, romanzi, fumetti, videogiochi,…). Più informale di Wikipedia, non richiede di citare fonti e cose simili. Il tema ricorrente in questo romanzo è quello che TV Tropes ha denominato “Been There, Shaped History” (caratteristico anche di Forrest Gump, che tra le altre cose ha insegnato a Elvis a ballare). Infatti Allan è involontariamente partecipe, anzi spesso protagonista, dei principali eventi storici del Novecento. Nonostante questo, non ama la politica e non se ne interessa. Dal suo punto di vista, anche le peggiori guerre assomigliano a ridicole scaramucce tra ragazzini:

Ad Allan sembrava assurdo che fin dal 1600 gli uomini si odiassero al punto di ammazzarsi. Se soltanto si fossero calmati un po’ sarebbero morti lo stesso ma senza scannarsi a vicenda.

i conflitti più grandi e apparentemente irrisolvibili si basavano sempre sullo stesso presupposto: “Tu sei stupido, no sei tu lo stupido, no sei tu lo stupido.” La soluzione, proseguì Allan, il più delle volte consisteva nello scolarsi insieme una bella bottiglia di acquavite intorno ai settantacinque gradi e guardare al futuro.

Nella maggior parte delle occasioni non solo la politica si rivelava inutile, ma inutilmente contorta.

Inoltre, da questo libro ho imparato che: Tra l’acquavite svedese, la vodka russa e il sake giapponese non ci sono grandi differenze. Bere abbondanti e frequenti dosi di acquavite o suoi equivalenti, evidentemente, rende longevi. Il secondo nome di Richard Nixon è Milhous: da qui viene il nome di Milhouse Van Houten dei Simpson. milhouse e nixon

Allan trovò sui gradini d’ingresso della fattoria un micetto che evidentemente aveva parecchia fame. Dopo averlo fatto entrare, gli offrì subito latte e salsiccia. Per il gatto fu un gesto tanto nobile che decise di trasferirsi definitivamente da lui. Si trattava di un maschio tigrato che fu battezzato Molotov, non in onore del ministro degli Esteri ma della bomba. Molotov non parlava molto, ma era un grandissimo ascoltatore. Se Allan aveva qualcosa da raccontare gli bastava chiamarlo e subito lui arrivava saltellando (a meno che non fosse occupato a cacciare topi: Molotov sapeva dare alle cose la giusta priorità). Gli saltava sulle ginocchia, e dopo essersi sistemato per bene muoveva le orecchie come per dire che adesso il padrone poteva cominciare a parlare. Se poi Allan lo grattava allo stesso tempo dietro la testa e sul collo, non c’erano limiti alla durata della conversazione. Quando in seguito si procurò delle galline, Allan riuscì persino a spiegare a Molotov che non doveva entrare nel pollaio: il gatto annuì comprensivo.

Allan entra in conflitto, suo malgrado, con una banda di delinquenti, soprannominati Gambero, Bullone e Secchio:

Secchio aveva intrapreso la sua carriera criminale a Braås […]. Insieme ad altri benpensanti come lui, aveva fondato il club di motociclisti The Violence. Era lui il capo, era lui che decideva in quale chiosco sarebbero entrati a rubare depredandolo di sigarette. Era lui che aveva scelto il nome The Violence. Ed era sempre lui che, sfortunatamente, aveva affidato alla sua ragazza il compito di cucire il nome della banda su dieci giubbotti di pelle appena rubati. Si chiamava Isabella e non aveva mai imparato a scrivere correttamente, né in svedese né tantomeno in inglese. Fu così che riuscì a ricamare sui giubbotti The Violins. Dal momento che anche i membri della banda avevano maturato gli stessi gloriosi risultati scolastici senza che nessuna autorità competente fosse intervenuta, non ce ne fu uno che notò l’errore. Immaginatevi quindi il loro stupore quando un giorno arrivò una lettera indirizzata a The Violins di Braås da parte dei responsabili di una sala concerti di Växjö. Chiedevano se il gruppo fosse appassionato di musica classica…

12 pensieri riguardo “citazioni accidentali #10 il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

  1. Questo libro mi sembra strampalato come quelli del mio amato Arto Paasilinna, che ti consiglio caldamente. E prendo nota di questo per le vacanze 🙂 Grazie cara!

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    1. La letteratura nordica la conosco davvero poco ma mi sta tanto simpatica! Questi autori sembrano seguire un filo logico tutto loro…
      Questo libro qua come ho scritto è piuttosto divertente ma secondo me si dilunga un po’ troppo: se poi ti annoia e non hai voglia di leggerlo tutto, dimmelo che ti racconto il finale. Servizio gratuito! 😀

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      1. Ahahah, no dai, il finale no. Dici che c’è il rischio che caschi addormentata mentre lo leggo? Vabbè, se non ce la faccio ti riscrivo, così me lo racconti. Che efficienza, questa Wellen 😉

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  2. L’avevo visto su uno scaffale qua a Singapore ed ero indeciso se comprarlo o no, visto che il mio rientro a casa era stato posticipato di 2 mesi ed ero rimasto senza libri. Poi mi son fatto prestare un libriccino e adesso sono tornato alla carica con un tomo di 1000 pagine che se tutto va bene dovrebbe riuscire a tenermi compagnia fino a Dicembre.

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  3. il libro non mi è piaciuto un granché non posso che sottoscrivere il commento: ““Era da tanto tempo che non ridevo così tanto.” (Christina, ma che gente frequenti? Dammi un colpo di telefono, ogni tanto, che ci facciamo due risate insieme).”

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  4. A me invece è piaciuto! L’umorismo dell’autore è leggero e stralunato, niente di trascendentale, ma preferisco “Il centenario” a quei libri che si prendono troppo sul serio per apparire profondi, spesso senza riuscirci.
    In ogni caso se vuoi proporre libri “davvero” divertenti, ti ascolto 🙂

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  5. Io l’ho letto su suggerimento di una collega bibliotecaria che ne diceva meraviglie. Parlava di ironia, funambolici colpi di scena… ecco, noia assoluta. Non ho sorriso praticamente mai anche se capivo dove avrei dovuto farlo, ossia dove l’autore intendeva essere simpatico. Ci hanno fatto pure il film

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