#100 battlestar galactica (terza parte)

Dopo due lunghi post su Battlestar Galactica (questo e questo) mi sono accorta che, a distanza di quasi un anno, ho ancora un paio di cose da dire in proposito.

Katee Sackhoff, l’attrice che interpreta Kara “Starbuck” Thrace nella serie nuova di Battlestar Galactica (2004-2009), è apparsa in due episodi di Big Bang Theory, interpretando se stessa. Katee Sackhoff compare infatti nelle fantasie masturbatorie di Howard Wolowitz.

Katee-Sackhoff-Big-Bang

La prima apparizione è nell’episodio La formula della vendetta / The Vengeance Formulation (S03 E09), del 2009: Howard si immagina Katee in una situazione romantica (vasca da bagno, luce soffusa, bicchieri di vino), e si scambiano il seguente dialogo, spassosissimo e contenente i soliti riferimenti nerd (Cylon e coloni sono le due fazioni contrapposte in Battlestar Galactica, e la principessa Leia, Leila nella versione italiana, è ovviamente quella di Star Wars – lo dico per i non-nerd là fuori).

Howard: So nice you could join me this evening. You’re looking lovely as always.
Katee Sackhoff: Thanks, Howard. Always nice to be part of your masturbatory fantasies.
Howard: Come on, Katee, don’t make it sound so cheap.
Katee: I’m sorry, fiddling with yourself in the bathtub is a real class act.
Howard: Thank you. So, shall we get started?
Katee: Sure. But can I ask you a question first?
Howard: You want to play Cylon and colonist?
Katee: No. I want to know why you’re playing make-believe with me when you could be out with a real woman tonight.
Howard: You mean, Bernadette?
Katee: No, I mean Princess Leia. Of course I mean Bernadette. She’s a wonderful girl and she really likes you.
Howard: I know, but she’s not you.
Katee: I’m not me. The real me is in Beverly Hills going out with a tall, handsome, rich guy […].

La seconda apparizione è nell’episodio La deviazione del troll virtuale / The Hot Troll Deviation (S04 E04), del 2010: Howard predispone la giusta atmosfera nella sua stanza e dà inizio alla tipica fantasia, ma questa volta Katee indossa l’uniforme da pilota di Viper di Battlestar Galactica. La fantasia degenera presto e si aggiungono prima Bernadette e poi George Takei.

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George Takei, Katee Sackhoff, Howard e Bernadette.

George Takei (nato nel 1937) è un attore famoso per il ruolo di Hikaru Sulu, timoniere dell’Enterprise nella serie classica di Star Trek e nei primi sei film (Sulu è interpretato da John Cho nei due film diretti da J.J. Abrams, Star Trek del 2009 e Star Trek Into Darkness del 2013).

Hikaru Sulu
Hikaru Sulu

George Takei è dichiaratamente gay (nel 2008, dopo una relazione di oltre ventun’anni, ha sposato il compagno Brad Altman con rito buddhista) e si impegna come attivista per i diritti gay.

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George Takei

Quando George Takei compare nella fantasia di Howard Wolowitz, Katee chiede a quest’ultimo se ha tendenze omosessuali latenti. A quel punto George e Katee si mettono a discutere tra loro sulla difficoltà di recitare in generi diversi dalla fantascienza, essendo entrambi diventati due icone nei loro ruoli più celebri. Più avanti, al primo appuntamento con Bernadette, Katee e George fungono da “amici immaginari” che “aiutano” Howard.

La quarta stagione di Battlestar Galactica è stata prodotta e poi trasmessa divisa in due parti, separate da sette mesi di pausa, a causa dello sciopero degli sceneggiatori (WGA strike) del 2007-2008.
Lo sciopero è durato per 100 giorni, dal novembre 2007 al febbraio 2008, e ha avuto effetti significativi sul mondo televisivo americano: molte serie non hanno potuto completare la stagione come era stata prevista, ad esempio la prima stagione di Big Bang Theory ha solo 17 episodi (8 erano stati prodotti prima dello sciopero, e 9 sono stati recuperati dopo) mentre tutte le altre sue stagioni ne hanno 23 o 24. Della prima stagione di Breaking Bad sono stati prodotti solo 7 dei 9 episodi previsti, e qualcosa di simile è successo per Grey’s Anatomy (stagione 4), tutti i CSI, e un sacco di altre serie.

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Una scena di Sometimes a Great Notion, tanto per farvi capire il mood dell’episodio.

Senza la certezza che Battlestar Galactica sarebbe continuata, l’episodio Sometimes a Great Notion è stato pensato come un potenziale finale. Concluso lo sciopero, il canale Sci-Fi ha deciso di produrre altri dieci episodi fino al finale inizialmente programmato.
Sometimes a Great Notion (l’episodio 11 o 13 della quarta stagione: dipende se si considera Razor come doppio episodio di inizio stagione oppure come film separato dalla serie) è un episodio molto triste. Per mettere il cast nell’umore giusto, pare che Edward James Olmos dicesse a tutti che la serie sarebbe sicuramente stata cancellata e che quella era la fine.
Il titolo è un riferimento al secondo romanzo, pubblicato nel 1964, di Ken Kesey (1935-2001), scrittore statunitense noto soprattutto per Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest, 1962).
Sometimes a Great Notion credo che non sia stato tradotto in italiano, ma è arrivato anche in Italia il suo adattamento cinematografico, Sfida senza paura (Sometimes a Great Notion, 1971), con Paul Newman e Henry Fonda.

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Ken Kesey

Il titolo del romanzo, a sua volta, viene da Goodnight, Irene, canzone popolare americana, registrata per la prima volta da Lead Belly. Il testo parla di un amore tormentato, della tristezza e delle fantasie suicide dell’autore: Sometimes I live in the country / Sometimes I live in town / Sometimes I have a great notion / To jump into the river and drown. (“Notion” in inglese può significare, come “nozione” in italiano, conoscenza, cognizione o credenza su qualcosa, ma anche impulso e desiderio).

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Lead Belly

Avevo parlato qui, a proposito di Helo in Battlestar Galactica, dell’archetipo del “red-shirt character”. Mi autocito: «uno di quei personaggi che muoiono subito dopo la loro prima apparizione, e vengono introdotti con lo scopo di aggiungere dramma e mostrare quanto una determinata situazione sia pericolosa, senza però uccidere altri personaggi che hanno ruoli più importanti (gli spettatori devono capire che i protagonisti stanno rischiando la vita). La definizione “red-shirt character” deriva dalla serie classica di Star Trek (1966–69), in cui “the red-shirted security personnel frequently die during episodes” (lo dice Wikipedia).»

Se non sapete questa cosa, non potete cogliere citazioni e riferimenti, come in un episodio di South Park (Ai confini della realtà / City on the Edge of Forever, S02 E07) in cui lo scuolabus finisce fuori strada e rimane bloccato sull’orlo di un precipizio. Un ragazzino mai visto prima, vestito con la divisa rossa di Star Trek, esce per cercare aiuto, e viene divorato da un mostro.

red shirt character

E poi non potreste capire battute e fumetti come questo, di Lunarbaboon:

lunarbaboon
Tra l’altro, oggettivamente, anche Dylan Dog indossa una red shirt.

7 pensieri riguardo “#100 battlestar galactica (terza parte)

  1. Un po’ di appunti sparsi:
    1. I film-reboot-remake di Star Trek adesso sono 3 (anche se il terzo, Beyond, non l’ha girato Abrams). In tutti e tre John Cho interpreta Sulu. Che tra l’altro, soprattutto nel primo, è un ragazzino, ma l’attore è nato nel 1972… Li porta benissimo :O
    2. Sempre John Cho appare in un po’ di serie tv (in episodi singoli, di solito) tra i quali cito MD House, How I met your mother e Charmed (streghe).
    3. Parlando di BSG, magari avessero concluso la serie tv con Sometimes a Great Notion. Per lo meno ci saremmo evitati tutti gli scivoloni degli ultimi episodi.
    4. Nota per gli altri lettori del blog, il WGA strike è il motivo per il quale whellenina non ha guardato tutto Breaking Bad (visto che la prima stagione di fatto non si conclude e lei l’ha archiviata come “meh”). Quindi lancio una petizione per convincerla a guardarlo (è una serie tv che OGGETTIVAMENTE va vista da tutti).
    5. Per quanto riguarda la red shirt di Dylan Dog, incredibilmente ha un legame con il passato del personaggio. Innanzitutto lui è consapevole di vestirsi sempre nello stesso modo (gli viene fatto notare più volte nei vari fumetti); è una scelta consapevole la sua, per ricordare due ex fidanzate (una forse moglie – non è mai stato chiarito se il matrimonio con Lillie è avvenuto davvero o è avvenuto nel mondo dei sogni): Lillie Connoly e Alison Dowell (e qui entriamo nel problema della continuity di DYD -> la prima è considerata a tutti gli effetti “canon”, mentre la seconda appare in uno speciale; quindi si tende a pensare che sia la prima ad avere ispirato il look di DYD, anche se la storia con Alison è stata scritta molto prima).

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    1. Come al solito grazie per le mille informazioni aggiuntive!! :*
      In realtà lo sciopero non c’entra molto, perché Breaking Bad l’ho abbandonato dopo i primi sei episodi: che fossero sei su sette, oppure sei su nove come era previsto, non cambia molto… E mi ero sforzata di guardare quei sei episodi solo perché tutti mi dicevano (e tuttora mi dicono) che è una serie bellissima. Potremmo dover essere costretti ad accettare la dura realtà: io e Breaking Bad non siamo fatte l’una per l’altra.

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  2. E parlando di Ken Kesey, non si può non raccontare della sua avventura con i Merry Pranksters, la comunità pre-hippie che guidò alla scoperta degli acidi (e dei Grateful Dead!), una banda di svitati che scorrazzava per l’America su un pulmino dai colori sgargianti, registrando con videocamere e microfoni tutto quello che succedeva attorno a loro e concludendo le serate con i famosissimi “acid test”!

    (E, per rimanere in tema, Breaking Bad devi assolutamente finirlo.)

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    1. Sei ufficialmente invitato a scrivere un post su Kesey, gli acidi, i Grateful Dead, e qualsiasi altra cosa tu voglia, che sarei orgogliosa di pubblicarti su questo blog.
      Quando arrivate a 500.000 firme, guardo tutto Breaking Bad, promesso.
      🙂

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