Succedeva nell’Ottocento, in qualche zona ancora mezza inesplorata del Canada o degli Stati Uniti, che si scoprisse un grande giacimento d’oro: la notizia si diffondeva in fretta e arrivavano da tutto il mondo immense ondate di lavoratori in cerca di fortuna. Questa è una gold rush.
Una delle più celebri è la corsa all’oro del Klondike, tra il 1896 e il 1899. Il Klondike è una regione del Territorio dello Yukon (Yukon Territory), nel Canada nord-occidentale, accanto al confine orientale dell’Alaska. Prende il nome dal fiume Klondike, un affluente del fiume Yukon. Lo Yukon (Yukon River) è un fiume che nasce nell’omonimo territorio canadese, attraversa l’Alaska e sfocia nel Mare di Bering.
Il fiume Yukon è stato luogo, nel 1965, di una delle spedizioni di Walter Bonatti (1930 – 2011), “alpinista, esploratore e giornalista italiano”. L’esperienza è raccontata in uno dei suoi libri (credo in In terre lontane). Ne approfitto per segnalare un documentario molto bello di un ragazzo che ha rifatto una spedizione analoga, pagaiando in canoa da solo per 1.400 chilometri.
Vi svelo una cosa: lo Yukon NON è lo Yucatán.
Lo Yucatán è fighissimo per una serie di motivi:
1. “Sotto lo Yucatán è sepolto il cratere di Chicxulub, un enorme cratere formatosi molto probabilmente 65 milioni di anni fa con la caduta del meteorite che secondo alcune teorie scientifiche avrebbe portato all’estinzione dei dinosauri” (Wikipedia).
2. “Prima dello sbarco dei conquistatori spagnoli nella regione, lo Yucatán era una delle regioni più prospere dell’Impero Maya e conserva alcuni resti archeologici risalenti a più di tremila anni fa.”
3. Nello Yucatán, come del resto in tutto il Messico, si parlano ancora lingue indigene come la lingua maya. La lingua più usata in Messico è lo spagnolo ma sono riconosciute ufficialmente ben 62 lingue amerindie.
Vi svelo un’altra cosa: lo Yucatán è UNO degli stati del Messico. Eh sì, perché il Messico è una Repubblica federale che comprende 31 stati. Trentuno, e io non lo sapevo. Non per niente, il nome ufficiale del Messico è Stati Uniti Messicani (in spagnolo Estados Unidos Mexicanos).
Ma non divaghiamo: stavamo parlando della corsa all’oro del Klondike.
Nell’estate del 1897 anche lo scrittore californiano Jack London (1876 – 1916) viene a conoscenza della scoperta di ricchi giacimenti d’oro nel Klondike e parte con un amico per unirsi alla corsa all’oro. L’anno successivo torna a casa con un sacchetto d’oro che non lo arricchisce, ma le avventure vissute ispireranno molti dei suoi scritti, tra cui i suoi due romanzi più celebri, Il richiamo della foresta (The Call of the Wild) e Zanna Bianca (White Fang), entrambi ambientati nel Territorio dello Yukon al tempo della corsa all’oro.
Un paio di curiosità su Jack London (da tenere a mente per dopo):
1. Jack London era uno degli scrittori preferiti di Christopher McCandless;
2. Jack London appare in un capitolo della Saga di Paperon de’ Paperoni, intitolato Cuori nello Yukon (Hearts of the Yukon), nel quale si racconta del giovane Paperone, all’epoca cercatore d’oro nel Klondike.
Uno degli ultimi libri di Jules Verne (1828 – 1905), Il vulcano d’oro (Le Volcan d’Or), scritto nel 1899 ma lasciato incompleto e successivamente pubblicato postumo, è ambientato durante la corsa all’oro e racconta di due cugini canadesi e delle difficoltà che incontrano cercando fortuna nel Klondike.
La febbre dell’oro (The Gold Rush) è un celebre film muto diretto, interpretato e prodotto da Charlie Chaplin (1889 – 1977) nel 1925, che segue le vicende di un cercatore d’oro. In una delle scene più famose, il protagonista, nella miseria più disperata, cucina e mangia una scarpa.
Gossip su Charlie Chaplin: l’attrice Lillita MacMurray (1908 – 1995), nota col nome d’arte di Lita Grey, era stata scelta per il ruolo della protagonista femminile. Aveva sedici anni e aveva già recitato con Chaplin nel primo lungometraggio di quest’ultimo, Il monello (The Kid), del 1921.
E poi Wikipedia dice: “in breve intrecciò una relazione col protagonista. A sei mesi dall’inizio della lavorazione del film, Lita rimase incinta di Chaplin il quale, per evitare lo scandalo, si trovò costretto a sposarla”. Lita Grey diventa così la sua seconda moglie e la madre di due dei suoi figli: Charles Jr. (1925) e Sydney Earle (1926). Intanto viene trovata un’altra attrice, Georgia Hale, per rimpiazzare Lita Grey nel film. Il matrimonio non è però felice e i due chiedono presto il divorzio.
Gossip letterario su Charlie Chaplin e Lita Grey: sembra che i due abbiano in parte ispirato Vladimir Nabokov per il romanzo Lolita (1955). La loro differenza di età era notevole (lei sedici anni e lui trentacinque all’epoca del matrimonio) e il vero nome dell’attrice, Lillita, assomiglia parecchio a Lolita. E ci sono altri dettagli a sostegno di questa ipotesi (il primo ragazzo di Lolita si chiamava Charlie, alla fine del romanzo Lolita si trasferisce in Alaska, ambientazione de La febbre dell’oro, Humbert Humbert porta baffi simili a quelli di Chaplin, entrambi giocavano a tennis, sembra che Chaplin apprezzasse molto le ragazzine, eccetera).
Ma torniamo alla corsa all’oro: vi ha preso parte anche Paperon de’ Paperoni (in originale Scrooge McDuck. Un giorno farò un post con tutti i nomi originali dei personaggi di fumetti e cartoni americani). Paperone infatti non è nato ricco, anzi: è originario di Glasgow, e lì faceva il lustrascarpe. Insomma, è un immigrato e da ragazzo ha fatto i lavori più umili. Nelle miniere d’oro nel Klondike ha guadagnato il suo milione, e ormai ricco si trasferisce poi a Paperopoli (Duckburg).
Curiosità a caso su Paperone: la sua prima apparizione è del 1947, è stato creato da Carl Barks, è ispirato a Ebenezer Scrooge, il protagonista di Canto di Natale di Charles Dickens (ricco, avaro, e emotivamente arido).
Un altro immigrato che ha fatto fortuna nella corsa all’oro del Klondike è Felice Pedroni (1858 – 1910). Nato a Trignano, una frazione del piccolo comune di Fanano nell’Appennino modenese, ultimo di sei fratelli, rimane presto orfano di padre ed emigra prima in Francia e poi negli Stati Uniti, dove si ispanizza* il nome e si fa chiamare Felix Pedro. Fa diversi lavori finché, stanco di rischiare la vita per pochi soldi, nel 1894 viene preso dalla febbre dell’oro e va a cercare fortuna esplorando tra l’Alaska e il Canada.
*Nonostante il controllo ortografia non lo accetti, giuro che “ispanizzare” esiste, e ho le prove.
Nel 1902 Felix Pedro scopre un ricco filone aurifero nel fondo di un torrente, che da allora viene chiamato Pedro Creek, nei pressi dell’insediamento di Fairbanks, che all’epoca era poco più di una baracca.
In poco tempo la scoperta dell’oro attrae un grande numero di immigrati e vengono quindi poste le basi della città che ha oggi più di trentamila abitanti. Fairbanks è infatti la seconda città più grande dell’Alaska, dopo Anchorage, porto navale sulla Baia di Cook. Nessuna delle due è la capitale dell’Alaska, che invece è Juneau, e ha molti meno abitanti. L’aggettivo per dire “dell’Alaska” in inglese è alaskan, e gli abitanti “dell’Alaska” sono gli alaskans, ma non riesco a trovare un equivalente in italiano (a parte “eschimesi” o “aleutini” che però sono nomi di popolazioni/etnie che si trovano anche nel territorio dell’Alaska).
Ma torniamo alle vicende di Felix Pedro, che torna in Italia nel 1906 e si innamora di una maestra. Lei però si rifiuta di sposarlo, allora lui torna in Alaska e sposa l’irlandese Mary Ellen Doran. Felix Pedro muore a Fairbanks a soli 52 anni, per cause apparentemente naturali, ma si sospetta avvelenato dalla moglie. Il suo corpo viene sepolto in California, e circa sessant’anni dopo ritrovato e trasferito nel cimitero di Fanano nel 1972.
È passato da Fairbanks anche Christopher McCandless, che ci è arrivato in autostop dal North Dakota nell’aprile 1992. Da lì è andato in direzione dell’Alaska, finché ha trovato un autobus abbandonato: lo ha chiamato Magic Bus e ci ha vissuto per un centinaio di giorni. Poi è morto perché ha mangiato una pianta avvelenata.
Nel 1997 l’alpinista e scrittore Jon Krakauer pubblica Nelle terre estreme (Into the Wild), che ricostruisce e racconta il viaggio di Christopher McCandless a partire dal suo diario e dai racconti delle persone che lo hanno incontrato lungo il percorso. Il libro diventa un bestseller e nel 2007 Sean Penn ne fa il film Into the Wild – Nelle terre selvagge.