#97 cometa di halley

Nell’ultima parte del primo episodio di Love, di cui si è parlato negli ultimi due post (prima e seconda parte), Gus indossa una maglietta con la scritta “Official Comet Watcher – Halley’s Comet – Dec 15, 1985 – Apr 1, 1986”. Se vi piace, potete comprarla su Amazon.
La suddetta maglietta ha inoltre il merito di avermi fatto scoprire un sito, di cui ignoravo l’esistenza ma di cui sentivo da tempo la necessità, chiamato T-Shirts On Screen: cataloga screenshot di film e serie tv in cui i personaggi indossano magliette. È anche su Twitter. Meraviglioso.

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Gus con la maglietta della cometa.

Ma diciamo due parole sulla cometa di Halley. Da Wikipedia: «La Cometa di Halley, il cui nome ufficiale è 1P/Halley, è la più famosa e brillante delle comete periodiche provenienti dalla Fascia di Kuiper, le quali passano per le regioni interne del sistema solare ad intervalli di decine di anni».
Le comete sono piccoli corpi celesti composti prevalentemente da ghiaccio. Quelle periodiche sono comete che, percorrendo la loro orbita, arrivano in prossimità del nostro pianeta regolarmente ogni qualche decina o centinaia di anni. Il periodo orbitale della cometa di Halley è di circa 75 anni, perciò ogni circa 75 anni la cometa risulta visibile dalla Terra. È stata visibile l’ultima volta nel 1986 (l’anno commemorato nella maglietta di Gus) e si prevede che tornerà visibile nel 2061.

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L’orbita della cometa di Halley rispetto al sistema solare.

Numerosi testi antichi contengono testimonianze che potrebbero riguardare la cometa di Halley: la prima osservazione sembra in un testo cinese del 239 a. C. Più avanti, si trovano riferimenti in documenti babilonesi e anche nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo. Ci sono anche testimonianze visive: la cometa di Halley appare nell’arazzo di Bayeux (Bayeux Tapestry), un tessuto ricamato che racconta per immagini la conquista normanna dell’Inghilterra del 1066. Un’altra apparizione nel 1301 ha probabilmente ispirato Giotto a dipingere la stella di Betlemme come una cometa nell’Adorazione dei Magi, un affresco del 1303-1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova. La stella di Betlemme è quella che avrebbe guidato i Magi ad arrivare da Gesù appena nato: il testo del Vangelo è ambiguo e controverso, ma parla di stella e non di cometa (e infatti, nelle rappresentazioni precedenti a Giotto, ci sono stelle e non comete). Eppure, la definizione comune è “stella cometa”, che è una gran confusione, perché le stelle non sono comete, e le comete non sono stelle. In inglese, invece, la chiamano “Christmas Star” e non si pongono il problema.

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L’Adorazione dei Magi di Giotto (la cometa è sopra il tetto della capanna)

Tra l’altro, i tre re Magi: nel testo biblico, non si dice che fosse re, né che fossero tre, né come si chiamassero. Questi dettagli (compresi i nomi  Melchiorre, Baldassarre e Gaspare) sono stati aggiunti dalla successiva tradizione cristiana. E poi, prima di arrivare da Gesù, i Magi passano dal re Erode e gli parlano della stella e della nascita del messia, ed Erode non ne è entusiasta, tanto che fa uccidere tutti i bambini sotto ai due anni di età a Betlemme.

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Il passo del vangelo di Matteo che descrive l’arrivo dei magi, in diverse traduzioni (da LaParola.net – grazie a Matteo, un omonimo dell’evangelista).

Secondo alcune interpretazioni, come quella adottata dai Testimoni di Geova, la stella era un segnale mandato non da dio bensì dal diavolo, per far sapere a Erode della nascita di Gesù e mettere quindi quest’ultimo in pericolo. In più, i magi sono astrologi, e pagani, e la Bibbia non parla benissimo dell’astrologia (sarebbe “detestabile” a dio).

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I Re Magi in un dipinto di Henry Siddons Mowbray.

Ma torniamo alla cometa di Halley: gli astronomi avevano sempre interpretato ogni sua apparizione come un evento isolato. Edmond Halley (1656 – 1742) fu il primo ad accorgersi che la cometa apparsa nel 1682 aveva caratteristiche simili a quelle descritte da altri astronomi del passato, e concluse che si trattava in realtà dello stesso oggetto che tornava visibile ogni 76 anni. Calcolò quindi che la cometa sarebbe tornata tra il 1758 e il 1759. Purtroppo morì prima di vedere confermata la propria previsione, ma aveva ragione, e così la cometa fu chiamata col suo nome.

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Edmond Halley

Edmond Halley è un tizio fighissimo che, secondo Wikipedia, «è stato un astronomo, matematico, fisico, climatologo, geofisico e meteorologo inglese». Si è occupato anche di demografia e ha una laurea ad honorem in legge. «L’interesse di Halley per la scienza greca ne fece anche un filologo ed editore di antichi trattati». Praticamente ha studiato di tutto, fatto e scoperto mille cose.
Fun fact atronomico-letterario: Mark Twain è nato con l’apparizione della cometa di Halley nel 1835, ed è morto durante l’apparizione successiva, nel 1910. Quella del 1910 è stata anche la prima volta in cui la cometa di Halley ha potuto essere fotografata.

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All’arrivo della cometa nel 1985-86 sono state lanciate parecchie sonde per studiarla da vicino, tra cui la sonda Giotto, lanciata dall’Agenzia Spaziale Europea, che prende il nome dal pittore che la ritrasse in un suo affresco.

Anche se per rivedere la cometa di Halley dovremo aspettare un bel po’, tutti gli anni ne possiamo vedere i rimasugli: lo sciame meteorico delle Eta Aquaridi, che si ripete ogni anno dal 19 aprile al 28 maggio, e quello delle Orionidi, dal 2 ottobre al 7 novembre, avvengono «quando la Terra, nel suo moto orbitale intorno al Sole, attraversa l’orbita di una cometa che ha lasciato una scia di detriti» (Wikipedia). I detriti, o meteore, entrando in contatto con l’atmosfera terrestre bruciano e lasciano scie luminose, ovvero le stelle cadenti. Gli sciami prendono il nome non dalla cometa da cui sono originati ma dalla posizione nel cielo da cui le stelle cadenti sembrano arrivare.

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Love #1 – Do you love me now? (parte 2)

E questa è la seconda parte del post precedente, in cui proseguo a parlare del primo episodio della serie tv Netflix Love con approfondimenti e divagazioni.

Samsung vs Apple
samsung vs apple
Gus e Natalie

All’inizio dell’episodio, Gus e Natalie se ne stanno uno accanto all’altra seduti nel letto, ognuno con il proprio portatile: Gus ha un Samsung, quello di Natalie sembra un MacBook Air, o comunque un Mac.

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Una rappresentazione visiva della “battaglia” tra Apple e, mi dicono, non Samsung ma Android. Comunque più o meno, dai. Tra l’altro con citazione starwarsiana.

La Samsung è un’azienda sudcoreana, il cui nome significa “tre stelle” in coreano, fondata dall’imprenditore Lee Byung-chul nel 1938 come azienda di distribuzione di generi alimentari. Negli anni successi Lee Byung-chul ha diversificato gli investimenti, la Samsung è cresciuta e ha cominciato a occuparsi di vendita al dettaglio, di assicurazioni e di mille altre cose, fino ad arrivare all’industria elettronica alla fine degli anni Sessanta.
La Apple è invece un’azienda statunitense fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne nel 1976 a Cupertino, in California, e produce computer, sistemi operativi e altre cose. Il celebre logo della mela morsicata fu disegnato nel 1977 da Rob Janoff e, se avete un Mac, potete ottenere il simbolo premendo Alt, maiuscole e il numero 8 (). Viene a volte considerato un omaggio ad Alan Turing, padre dell’informatica morto suicida nel 1954 a 41 anni per avvelenamento da cianuro di potassio: non distante dal corpo, venne ritrovata anche una mela mezza mangiata, che potrebbe aver contenuto il veleno (ma non fu mai analizzata). Ma quelli della Apple hanno sempre negato ogni riferimento a Turing.
Forse non tutti sanno che: il primissimo logo Apple, disegnato da Ronald Wayne, rappresenta Isaac Newton seduto sotto un melo.

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Il primo logo Apple (1976).
Delitto e castigo e Cujo

C’è una scena in cui Eric, il cocainomane ex di Mickey, le propone di leggere e porta due romanzi: Delitto e castigo e Cujo.
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(Né io né Marco li abbiamo letti, ma ci siamo spolerati le trame su Wikipedia).
Delitto e castigo, di Dostoevskij, pubblicato nel 1866, è uno dei più importanti romanzi russi di sempre.
Il titolo riprende Dei delitti e delle pene, trattato giuridico contro la pena di morte e la tortura, dell’italiano Cesare Beccaria (1738 – 1794). Il “castigo”, infatti, andrebbe più correttamente tradotto con il termine “pena” che ha anche una valenza legale. La “pena” è quella del protagonista, Rodion Romanovič Raskol’nikov, studente pietroburghese che (spoiler!) ha commesso due omicidi. In realtà, più che a una pena giuridica, si allude al castigo morale, emotivo e mentale, fatto di rimorsi, angoscia, paura di essere scoperto, del povero Raskol’nikov, che poi (spoiler!) si innamora di una certa Sonja e poi (spoiler!) si costituisce, si pente e si redime.

Attenzione: Dostoevskij non è Tolstoj (io mi confondo sempre).
Fëdor Dostoevskij (1821 – 1881) ha scritto Delitto e castigo, L’idiota, I fratelli Karamazov, I demoni, e altro.
Lev Tolstoj (1828 – 1910) ha scritto Anna Karenina, Guerra e pace, Sonata a Kreutzer, Resurrezione, e altro.
Dostoevskij
Attenzione 2: Delitto e castigo non è Orgoglio e pregiudizio, e neanche Ragione e sentimento.
Entrambi della scrittrice inglese Jane Austen, che ha un’evidente passione per i titoli Sostantivo congiunzione sostantivo, Orgoglio e pregiudizio (Pride and Prejudice, 1813) parla dell’orgoglio di classe del signor Fitzwilliam Darcy, ricco gentiluomo, e del pregiudizio nei suoi confronti da parte della protagonista Elizabeth Bennet; Ragione e sentimento (Sense and Sensibility, 1811), invece, racconta di due sorelle dai caratteri opposti: Elinor Dashwood, quella ragionevole, e Marianne Dashwood, quella sentimentale.

Ma torniamo ai libri citati in Love.
Cujo è un romanzo di Stephen King del 1981. A Castle Rock, cittadina immaginaria nel Maine in cui sono ambientati diversi libri di King, il cane Cujo è un docile e giocoso San Bernardo che un giorno viene morso da un pipistrello e contrae la rabbia. La malattia gli dà dolori, allucinazioni e un’irrefrenabile aggressività verso tutti, che lo porta ad attaccare e uccidere la gente.

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Un meme su Cujo (l’immagine è una scena del film tratto dal romanzo).

Penso che i due romanzi potrebbero essere stati citati nell’episodio pilota di Love per le storie d’amore che contengono: in Delitto e castigo c’è un incontro e la nascita di una storia d’amore che, in particolare, trasforma il protagonista da premeditatore di omicidi a cristiano praticante, mentre in Cujo c’è un tradimento: Vic Trenton, infatti, scopre che sua moglie Donna lo ha tradito. Vi starete chiedendo: cosa c’entra con un cane rabbioso? Be’, Cujo è il cane del meccanico, e (spoiler!) quando Donna porta a riparare la macchina, il cane ha già ucciso il meccanico e cerca di uccidere lei e suo figlio Tad, di quattro anni, che si chiudono in macchina, la quale ovviamente è rotta e non parte.

Archetipo

Mickey lavora in una radio dove un certo dr. Greg tiene un programma in cui parla e dà consigli agli ascoltatori che telefonano. Quando però gli viene chiesto cosa significa la parola “archetipo”, da lui usata più volte, si rivela totalmente impreparato e fa una ridicola figuraccia.
archetipo

Ve lo diciamo noi, allora, cosa significa archetipo:

archètipo s. m.
1. Primo esemplare, modello: l’Iliade può essere considerata l’a. dei poemi epici o eroici.
2. In filosofia, spec. nella tradizione platonica, l’essenza sostanziale delle cose sensibili. Anche come agg.: idee archetipe.
3. Nel pensiero dello psichiatra e psicologo svizz. C. G. Jung (1875-1961), immagine primordiale contenuta nell’inconscio collettivo, la quale riunisce le esperienze della specie umana e della vita animale che la precedette, costituendo gli elementi simbolici delle favole, delle leggende e dei sogni.
4. Nella critica testuale, il manoscritto non noto ma ricostruibile con maggiore o minor sicurezza attraverso il confronto dei manoscritti noti, come quello da cui essi tutti deriverebbero secondo i rapporti di dipendenza raffigurati nello stemma, o albero genealogico; l’archetipo rappresenta un testo che, rispetto ai codici noti, è più vicino e complessivamente più fedele all’originale. Il termine è usato con analogo sign. anche nell’archeologia e nella storia dell’arte: statua che riproduce l’a. di Lisippo.
(dal vocabolario Treccani)

Uber

A un certo punto dell’episodio, Mickey prende un Uber per raggiungere Eric:

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Uber, fondata da Travis Kalanick e Garrett Camp nel 2009, è un’azienda con sede a San Francisco che fornisce servizi di trasporto automobilistico privato attraverso un’app che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. Negli ultimi anni ha ottenuto un successo enorme ed è presente in decine di città in tutto il mondo (è arrivata in Italia nel 2013).
Normalmente le auto sono guidate da autisti professionisti, dotati di una licenza e di auto registrate per il trasporto a pagamento di clienti. Esiste poi UberPop, un servizio che permette a chiunque di registrarsi come autista e di usare la propria auto per trasportare clienti paganti. Ha avuto un grande successo perché permette agli autisti di guadagnare senza la necessità di permessi o licenze ed è per gli utenti molto conveniente rispetto a un taxi o un classico Uber.
In Italia UberPop è stato dichiarato illegale nel 2015. Fortemente osteggiato dai tassisti, è illegale anche in molte altre nazioni. Negli Stati Uniti invece ha preso piede, e compare o viene citato in numerose serie tv recenti.

The Big Bang Theory, stagione 9, episodio 15 (The Valentino Submergence):

uber big bang

The Big Bang Theory, stagione 9, episodio 23 (The Line Substitution Solution):

big uber

Girls, stagione 5, episodio 8 (Homeward Bound):

uber girls 1

Girls, stagione 5, episodio 9 (Love Stories):

uber girls 2

Master of None, stagione 1, episodio 1 (Plan B):
uber master of none

UberX e UberBLACK si riferiscono alle fasce di qualità del servizio. Uber mette a disposizione sei opzioni:
UberX – Low cost, su un’utilitaria.
UberTAXI – Il classico taxi in versione Uber.
UberBLACK – L’opzione “originaria” di Uber, su una berlina.
UberSUV – A bordo di un SUV.
UberXL – Auto con sei o più posti.
UberLUX – Auto elegante e costosa.

Uber è menzionato anche in Big Bang Theory, stagione 9, episodio 16 (The Positive Negative Reaction), e in Person of Interest, stagione 5, episodio 1 (B.S.O.D.), c’è una scena in cui John Reese in fuga si lancia dentro una macchina sulla quale sta salendo un tizio che gli dice “Dude, this is my Uber!”.

Sawing logs

love saw logs

Dopo una festa, due ragazze chiedono a Gus cosa farà ora, e lui risponde “sawing some logs”. Nel doppiaggio italiano è stata tradotta quasi letteralmente “sego qualche albero” (i sottotitoli di Netflix dicono “vado a segare qualche tronco”), e non sembra avere molto senso. In inglese, “saw (some) logs” o “saw wood” significa russare, producendo un rumore simile a quello di una motosega che taglia dei tronchi, e anche dormire profondamente, essere profondamente addormentati. Se il concetto non vi è chiaro, ecco un video esplicativo su YouTube.
E lo so che quando si parla di seghe pensate a certe cose, ma in inglese ci sono un sacco di modi per dire “masturbazione” però nessuno che abbia a che fare con questo attrezzo da boscaioli (potete controllare su Sex-Lexis, un dizionario di termini sessuali).

Cometa di Halley

Nell’ultima parte dell’episodio, Gus indossa una maglietta della cometa di Halley, sulla quale scriverò un post a parte perché ci sono troppe cose da dire.

maglietta di halley

#68 sizigia

Ma ora basta parlare delle mie letture estive. Passiamo ad argomenti di maggiore interesse (?). Oggi ho scoperto una parola strana: sizigia, in inglese syzygy (avevo anche letto che sarebbe l’unico vocabolo inglese con tre y, ma non è vero: ce ne sono almeno altre 43. Grande delusione).

May 20, 2012 Solar Eclipse

Sizìgia viene da greco συζυγία che significa unione, congiunzione, ed è composta da sýn (σύν), insieme, e zygón (ζυγόν), giogo (un giogo in genere congiunge, unisce, due o più animali). Viene erroneamente detta anche sigizia, per metatesi (cioè scambio, rovesciamento dell’ordine di due suoni).

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In astronomia, una sizigia è il fenomeno astrologico in cui tre (o più) corpi celesti si trovano approssimativamente allineati lungo una linea retta. Di solito uno di questi è la Terra: questo perché è possibile osservare un simile allineamento soltanto dal punto di vista di uno degli oggetti astronomici coinvolti. Quando una sizigia si verifica tra corpi celesti sui quali non c’è nessuno che osserva, il fenomeno non è osservabile, appunto, ma può essere calcolato.

moon phases

Due volte in ogni lunazione si verifica una sizigia che coinvolge la Terra, il Sole e la Luna: sono le fasi lunari del novilunio e del plenilunio, in cui la Luna si trova rispettivamente in congiunzione o in opposizione al Sole.

sizigie-novilunio-plenilunio

“Durante le sizigie l’attrazione gravitazionale del Sole e della Luna si combina costruttivamente nell’accrescere l’intensità delle maree, che vengono appunto dette maree sizigiali”.

maree 2

Si chiama invece “quadratura” la posizione in cui la Luna forma con il Sole e la Terra un angolo di 90°. Sono le fasi lunari dette del primo quarto e dell’ultimo quarto, in cui si vede cioè una mezza luna. Al primo quarto la Luna sorge a mezzogiorno e tramonta a mezzanotte, all’ultimo quarto sorge a mezzanotte e tramonta a mezzogiorno.

maree 1

Il novilunio è la fase in cui la Luna non è visibile dalla Terra perché, durante la sua orbita, il nostro satellite si trova tra noi e il Sole. Quindi è presente in cielo durante il giorno e, dal nostro punto di vista, risulta molto vicina al Sole. Quando i tre sono perfettamente allineati, proprio perfettamente, si ha un’eclissi solare.

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Quando invece la Luna si trova in opposizione al Sole, vediamo la Luna piena. Durante il plenilunio, cioè, l’emisfero lunare illuminato dal Sole è interamente visibile dalla Terra, per tutta la notte. E quando l’allineamento è proprio perfetto avviene un’eclissi lunare.

lunar eclipse
Fenomeni simili accadono anche con i pianeti: ad esempio a gennaio avevo parlato di Giove che si trovava in opposizione al Sole ed era quindi visibile per tutta la notte; al contrario, in questi giorni dovrebbe essere in congiunzione, e di conseguenza invisibile per noi (dalla prossima settimana comincerà a vedersi poco prima dell’alba).

Ho scoperto adesso che la disciplina che studia il moto dei corpi celesti si chiama “meccanica celeste” (a me vengono in mente tecnici che riparano astronavi, e invece no).

pianeti

In altri ambiti sizigia può voler dire parecchie altre cose, a partire dal suo significato originario di “unione”.

In poesia e in metrica indica una coppia di piedi (piedi nel senso di unità ritmica del verso, che nella metrica antica si basava sulla quantità sillabica, cioè sillabe brevi e lunghe. I piedi hanno dei nomi bellissimi, tipo: trochèo, giambo, dàttilo, spondèo, anapesto, anfibràchio, coriambo, docmio,…).

mulder e scully

Ci sono alcune band e canzoni che hanno preso il nome “Syzygy”, che è anche il titolo di un episodio di X-Files (stagione 3, episodio 13) del 1996, in cui Mulder e Scully indagano su alcuni ragazzi morti in circostanze misteriose, a cui si aggiungono bare che prendono fuoco spontaneamente, stormi di uccelli morti che cadono dal cielo, eccetera. Si scopre che la gente del posto si sta comportando in modo parecchio strano perché influenzata da un raro allineamento planetario: una volta ogni 84 anni, Mercurio, Marte e Urano entrerebbero in congiunzione. Non ho capito se è vero: se un meccanico celeste passa di qua e vuole darmi qualche spiegazione, sarebbe bello.
È anche l’episodio in cui Scully ripete un migliaio di volte “Sure. Fine. Whatever.”, frase che ha avuto un certo seguito, compresa una maglietta.

Sure Fine Whatever

Nella simbologia alchemica, la sizigia “indica la ricomposizione dei contrari (simboleggiata dal matrimonio sacro, o ierogamia, della coppia Sole-Luna)”. Il tema della ierogamia, intesa come unione sacra tra due divinità o tra un essere umano e una divinità, è diffusa in numerose religioni e culture. Ispirandosi a questo, Jung usò il termine sizigia per riferirsi al superamento dei conflitti, in psicoanalisi. Infatti il Sole e la Luna rappresentano spesso due polarità opposte, il principio maschile e il principio femminile, lo yang e lo yin, la luce e il buio, il giorno e la notte, il caldo e il freddo, eccetera.

sun moon

Avevo anche sentito dire che, per questa ragione culturale, in tutte le lingue del mondo il sole e la luna apparterrebbero a due generi grammaticali opposti: come in italiano, i due sostantivi sono rispettivamente maschile e femminile, ad esempio, in francese (le soleil et la lune) e in spagnolo (el sol y la luna); mentre al contrario in tedesco il sole è femminile (die Sonne) e la luna maschile (der Mond). Questo rovesciamento si potrebbe spiegare con il fatto che il sole, nei paesi nordici freddi e nuvolosi, non appare particolarmente virile. In realtà questo discorso è tanto carino ma tutto molto ipotetico, e si può applicare comunque a un ambito ristretto, principalmente europeo: tante altre lingue del mondo non hanno nemmeno i generi grammaticali, oppure ne hanno due o molti di più (anche una ventina) che però non hanno niente a che fare col maschile/femminile. Un’altra grande delusione, un po’ come le parole per dire “neve” in eschimese. Ma di questo magari ne parlo un’altra volta.

#57 triangolo di primavera

Ho scoperto che le stelle, nel corso dell’anno, girano. È un’informazione di pubblico dominio da tempi remoti, ma io ne ho constatato la veridicità solo adesso: dalla finestra della cucina qualche mese fa si vedevano benissimo le tre stelle che formano il cosiddetto Triangolo Invernale, con le relative costellazioni, mentre adesso si vede il Triangolo di Primavera. Ma pensa te come passano le stagioni.
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Il Triangolo di Primavera si chiama così perché, nell’emisfero boreale, è visibile al meglio in questa stagione, e anzi domina i cieli primaverili. È formato dalle stelle Arturo, Spica e Denebola. Essendo posizionate vicino all’equatore celeste, sono tutte e tre osservabili da tutte le aree popolate della Terra (sono invisibili praticamente solo nelle regioni antartiche).

Denebola (Beta Leonis) è la terza stella più luminosa della costellazione del Leone. Il suo nome deriva dall’arabo e significa “la coda del Leone”.
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Spica (o Spiga o Alfa Virginis) è la stella più luminosa della costellazione della Vergine (Virgo), una delle più grandi costellazioni del cielo. Il suo colore tende all’azzurro. Il suo nome, spica virginis, cioè “spiga di grano della Vergine”, si riferisce alla pianta che la Vergine tiene in mano nelle rappresentazioni tradizionali.
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Il vertice più brillante del Triangolo di Primavera è Arturo (o Alfa Bootis o Arcturus): la quarta stella più brillante del cielo notturno dopo Sirio, Canópo e Alfa Centauri. Considerando solo le stelle visibili dalle latitudini settentrionali, Arturo è la seconda stella più luminosa dopo Sirio, perché Canopo e Alfa Centauri sono visibili solo a latitudini più meridionali rispettivamente del 37º e 29° parallelo nord (praticamente appena sotto l’Italia).
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Arturo è tra le stelle più vicine a noi (36,7 anni luce) ed è parecchie volte più grande del sole.
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Arturo appartiene alla costellazione del Boote, chiamata anche Bifolco. Nella mitologia greca esistono numerose leggende legate a questa costellazione, ma in genere la storia riguarda la giovane Callisto: Zeus se ne innamora e ne nasce il figlio Arcade, poi per qualche motivo Callisto viene trasformata in orsa. Un giorno, Callisto-orsa e Arcade, ormai adulto, si incontrano nel bosco: lei riconosce il proprio figlio e cerca di salutarlo, ma lui la scambia per una semplice orsa, e le cose si mettono male, finché qualcuno (forse Zeus) li trasforma in costellazioni: Orsa Maggiore e Boote. In altre versioni Arcade viene trasformato nell’Orsa Minore e Zeus crea Boote per proteggere le due orse.
In ogni caso è un mito particolare perché Zeus, per sedurre Callisto, assume le sembianze della dea Artemide: pare che sia l’unico mito lesbico greco (questo mi stupisce moltissimo perché Zeus per farsi donne/ninfe/dee/uomini si è trasformato tipo in toro, cigno, pioggia dorata, e non credevo che sembianze femminili fossero per lui una stranezza. Cioè un rapporto donna-donna è più strano di un rapporto donna-cigno? Boh).
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A partire dagli anni settanta sono state individuate diverse decine di stelle che condividono il moto proprio di Arturo: sono state chiamate la Corrente stellare di Arturo. Si ipotizza che questo flusso di stelle sia quello che rimane di un’antica galassia oramai disgregata e assimilata dalla Via Lattea. Wikipedia cita come fonte un articolo dal titolo esplicativo: Sucked in! Our galaxy eats neighbour.

Arturo si riconosce per il suo colore arancione e si può individuare facilmente prolungando l’arco formato dalle tre stelle del timone del Grande Carro. Oltre, sulla stessa linea, si trova Spica.
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Ora, io non avevo mai capito perché si parla di Grande Carro ma anche di Orsa Maggiore, e cosa c’entrino i carri con gli orsi, e soprattutto come quel coso assomigli a un orso. Ho chiarito tutto:
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L’Orsa Maggiore (Ursa Major) è una costellazione, cioè una delle 88 parti in cui la sfera celeste è convenzionalmente suddivisa allo scopo di mappare le stelle. Ognuna delle costellazioni ufficiali ha confini precisi, in modo che ogni punto della sfera celeste appartenga a una sola costellazione.
La costellazione dell’Orsa Maggiore è molto grande e parecchie delle sue stelle non sono semplici da avvistare a occhio nudo (e non tutte restano sempre visibili sopra l’orizzonte), mentre le sue sette stelle più brillanti sono ben riconoscibili e formano il cosiddetto Grande Carro, che è un asterismo. Un asterismo è un gruppo di stelle, in genere molto luminose, riconoscibile per la sua particolare forma geometrica (ad esempio un triangolo).
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Il Grande Carro è quindi solo una piccola parte dell’Orsa Maggiore. Lo stesso discorso vale per l’Orsa Minore (Ursa Minor), le cui stelle più luminose formano l’asterismo detto Piccolo Carro. La stella più luminosa di questa costellazione è la stella polare o stella del nord (o Polaris o Alfa Ursae Minoris). Si trova quasi perfettamente sulla proiezione in cielo dell’asse di rotazione della Terra sopra il polo nord, e per questo motivo la stella polare appare ferma nel cielo mentre tutte le altre stelle sembrano ruotarle attorno. Per questo è da sempre un ottimo punto di riferimento nella navigazione.

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Orsa Maggiore e Orsa Minore sono costellazioni tipiche dei cieli boreali: nell’emisfero nord sono costellazioni circumpolari, cioè non tramontano mai, restando visibili tutto l’anno. Nell’emisfero australe sono invece sempre invisibili, tranne che in prossimità dell’equatore.

Il nome latino del Grande Carro è Septemtrio, cioè septem (sette) e triones (buoi), in riferimento alle sue sette stelle, e diventò poi sinonimo di nord (settentrione). Sempre in riferimento a questa costellazione, dalla parola greca Arktos (Orso) derivano “artico” e “Artide”.
Nei Paesi slavi e in Nord America il Grande Carro è invece noto come Grande Mestolo (Big Dipper).
La bandiera dello Stato dell’Alaska mostra il Grande Carro e la Stella Polare.

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#36 giove

Astronomia for dummies. Ho appena scoperto che il pianeta Giove è perfettamente visibile ad occhio nudo nel cielo stellato, ed è anzi uno dei corpi celesti più luminosi (tempismo impeccabile, dato il cielo tutto nuvoloso di stasera). In questo periodo poi è particolarmente facile da osservare: il 5 gennaio Giove era in opposizione, cioè si trovava, rispetto a noi, nella direzione opposta al Sole (cioè Giove, la Terra e il Sole erano piazzati esattamente su un’immaginaria linea retta, in quest’ordine). La conseguenza è che, dal punto di vista del nostro pianeta, Giove sorgeva esattamente al tramonto del Sole, e tramontava all’alba. Era quindi visibile per l’intera notte. Adesso è ancora visibile a lungo, ma si sposterà gradualmente fino a raggiungere la congiunzione a fine luglio, cioè sarà del tutto invisibile perché vicino al Sole, sempre dal nostro punto di vista.
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In generale Giove è facilmente osservabile, perché è il quarto oggetto più brillante nel cielo, dopo il Sole, la Luna e Venere. È parecchio più luminoso di Sirio, la stella più luminosa. In queste settimane si trova al centro della costellazione dei Gemelli.

(Questa è un’immagine da Starlight, una delle tante app che offrono una mappa del cielo.)
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Giove è il pianeta più grande del sistema solare. È un gigante gassoso, come Saturno, Urano e Nettuno. Ha un nucleo roccioso, ma la maggior parte della sua massa è composta da gas, e non ha quindi una superficie ben definita. Il clima, lì, dev’essere parecchio movimentato: ci sono centinaia di vortici, il più noto è la Grande Macchia Rossa, un’enorme tempesta anticiclonica. È visibile anche con telescopi amatoriali, e dura da almeno 300 anni.
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Giove ha un sistema di anelli, ma poco visibili. Soprattutto ha una gran quantità di satelliti naturali: almeno 67. Hanno nomi esotici, tipo Ganimede, Callisto, Metis, Adrastea, Amaltea, Temisto, Leda, Himalia, Lisitea, Elara, Erse, Pasitea, Caldene, Isonoe, Erinome, Taigete, Eucelade, Mneme, Euante, Arpalice, Prassidice, Ananke, Euporia, Ortosia, Telsinoe, Ermippe, Euridome, Calliroe,… Sono tutti personaggi della mitologia greca legati a Zeus, il cui equivalente romano è appunto Giove.

Per concludere, in 2001: Odissea nello spazio, l’astronave Discovery One è diretta verso Giove, e a bordo c’è quel simpaticone di HAL 9000.

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#22 triangolo invernale

Ho sempre stimato moltissimo quelli che conoscono stelle e costellazioni. Per guadagnarmi la mia stessa stima ho quindi pensato di mettermi a studiare.
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Il triangolo invernale è molto facile da individuare, perché formato da stelle particolarmente brillanti: Sirio, Procione e Betelgeuse.

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Sirio, omonima del telefono Sip della mia infanzia, è la stella più luminosa del cielo. Viene chiamata anche Stella del Cane perché fa parte della costellazione del Cane Maggiore (Canis Major). È una stella binaria: ha una stella più piccola che le orbita attorno, difficilmente distinguibile perché nascosta dalla luminosità di Sirio. Questa stellina si chiama Sirio B (che sembra uno strano incrocio tra serie b e silvio b) e viene soprannominata Il Cucciolo. Che tenerezza.
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Procione fa parte del Cane Minore (Canis Minor). Io faccio un po’ fatica a vederci un cane ma potrebbe essere un problema mio. Secondo il mito, Cane Maggiore e Cane Minore sono i due cani al seguito del cacciatore Orione.

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Il nome Procione viene dal greco pro- (prima) + kyon (cane), perché nell’emisfero boreale sorge prima di Sirio, la Stella del Cane. Dagli astronomi romani veniva a volte latinizzata in Antecanis. Non ho comunque ben capito cosa abbia a che fare esattamente con l’omonimo animale (uno degli animali con la faccia più simpatica che esistano).
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Sirio e Procione non sono particolarmente brillanti in sé ma appaiono così luminose perché sono tra le stelle più vicine a noi. Betelgeuse, invece, è tra le più grandi che si conoscano. Fa parte della costellazione di Orione (Orion), il cacciatore: la conoscono un po’ tutti ed è facile da individuare tramite la cintura, cioè quelle tre stelline allineate che in effetti sembrano messe lì apposta. Orione è formato da un centinaio di stelle, ma le più luminose e riconoscibili sono quelle che ne rappresentano le spalle e le ginocchia, con quella forma a clessidra. Betelgeuse (α Orionis) e Bellatrix (γ Orionis) formano le spalle, Saiph (κ Orionis) e Rigel (β Orionis) sono le ginocchia. A Betelgeuse è stato dato per errore il titolo di stella alfa: in realtà Rigel è leggermente più luminosa.
Betelgeuse sembra quasi un nome tedesco: in tal caso si pronuncerebbe con la g “dura” di gatto ed eu si leggerebbe oi, ma invece deriva dall’arabo e secondo Wikipedia la pronuncia corretta è con la g “dolce” di gente (‪affricata postalveolare sonora‬) e con la e aperta (è). Sono sempre contenta quando riesco a parlare di fonetica.
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Una volta individuato il traingolo, si può facilmente trovare l’Esagono invernale, con cui condivide due vertici (Sirio e Procione). I sei vertici dell’esagono, in senso antiorario, sono Rigel, Aldebaran, Capella, Polluce, Procione e Sirio. Ognuna fa parte di una diversa costellazione, rispettivamente: Orione, Toro, Auriga, Gemelli, Cane Minore e Cane Maggiore.
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Ho rubato quasi tutte le immagini da un blog molto carino di nome Astro Bob. Spero che non si arrabbi troppo se mi scopre.

#16 faraday

Faraday, per me, è prima di tutto il cognome di Daniel Faraday, uno dei personaggi più simpatici e indimenticabili di Lost: il fisico geniale e alquanto fuori di testa interpretato da Jeremy Davies. Nessuno più di lui, nell’intera storia dell’umanità, è stato tanto tenace nell’indossare una cravatta nel bel mezzo di una giungla tropicale. Questa è classe.

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Gli autori lo hanno così chiamato in onore di Michael Faraday (1791-1867), fisico e chimico britannico.
Nato da famiglia molto povera, Michael Faraday cominciò a lavorare a 13 come fattorino in una libreria, dove più tardi diventò apprendista rilegatore. Lesse molti libri e sviluppò un grande interesse per le scienze, soprattutto per la chimica e l’elettricità. Studiò da autodidatta finché riuscì in qualche modo a diventare assistente di Humphry Davy, importante chimico e fisico. Così ebbe la possibilità di compiere una quantità astronomica di esperimenti scientifici, scoprendo un sacco di cose, nel campo della chimica e soprattutto in quello dell’elettricità e del magnetismo. Questa frase di Wikipedia mi sembra quasi poetica: “Riuscì a liquefare vari gas, indagò sulle leghe dell’acciaio e produsse molti nuovi tipi di vetro con scopi ottici”.
Inventò il becco di Bunsen, un bruciatore a gas usato nei laboratori scientifici come fonte di calore, che però prese il nome da da Robert Wilhelm Bunsen, chimico-fisico tedesco che perfezionò l’invenzione.
Studiò il processo dell’elettrolisi in dettaglio e pubblicò quelle che oggi sono conosciute come leggi di Faraday sull’elettrolisi.
Scoprì qualcosa di molto importante sui campi magnetici e i campi elettrici (che, in tutta onestà, non sono in grado di comprendere) chiamata legge di Faraday, o legge di Faraday-Neumann, legge di Faraday-Henry, o anche legge dell’induzione elettromagnetica. Su questo principio si basa l’invenzione della dinamo (ringrazierò sempre Faraday quando vado in giro in bici di sera).
Scoprì anche l’effetto Faraday, un fenomeno magneto-ottico, che fu la prima evidenza sperimentale della correlazione tra luce e magnetismo.
Inventò anche la cosiddetta gabbia di Faraday: un contenitore, fatto di materiale elettricamente conduttore, in grado di isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico presente al suo esterno, anche molto intenso. Questo effetto scudo viene usato anche per evitare la fuoriuscita di campi elettromagnetici da un ambiente, come nel caso del forno a microonde. Un’ulteriore utilissima applicazione della gabbia di Faraday è la seguente:
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Gli studi di Michael Faraday sono stati talmente importanti che il suo nome è stato dato a cose di ogni tipo: ad esempio la costante di Faraday, che non è Desmond Hume (immagino che sarò l’unica a ridere di questa sagace battuta) ma una costante usata in fisica e chimica per scopi a me misteriosi, e il farad, unità di misura della capacità elettrica, derivante dal rapporto tra il coulomb e il volt. Siccome un farad è un’unità molto grande, si usano solitamente dei sottomultipli: la Terra intera ha una capacità di 712 μF, cioè un milionesimo di farad.
Faraday dev’essere molto amato anche tra gli astronomi: da lui prendono il nome un cratere lunare situato nelle regioni montuose meridionali della Luna e l’asteroide 37582 Faraday, scoperto nel 1990.
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CS Faraday è il nome di due navi posacavi (cable ships) costruite una nel 1874 e l’altra nel 1923. E in questo modo ho anche scoperto che esistono navi posacavi: cioè navi appositamente attrezzate per la posa di cavi sottomarini necessari per il trasporto di energia o per le telecomunicazioni.
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Faraday è anche il nome di alcune città, di un avvocato, e di un certo David Faraday, vittima del killer dello zodiaco, un serial killer reale di cui in Criminal Minds si parla in continuazione.
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Infine Michael Faraday compare ritratto sulle banconote da 20 sterline, purtroppo attualmente ritirate dalla circolazione. A questo proposito ho il piacere di citare Jacob Lewis Bourjaily, fisico teoretico che si è sentito in dovere di raccogliere qui tutte le banconote raffiguranti scienziati e matematici. Grazie Jacob!

#11 proteo

Proteo, nella mitologia greca, era un vecchio dio del mare che si occupava soprattutto di badare alle foche e altri animali marini di Poseidone. Aveva il dono della profezia e della metamorfosi, per cui era in grado di assumere l’aspetto di qualunque animale o cosa. Sfruttava questa sua capacità specialmente per tentare di sfuggire a tutti quelli che venivano a chiedergli profezie.
Proteo ha dato il nome a un sacco di cose. Da lui viene l’aggettivo proteiforme, che si riferisce appunto alla capacità di cambiare aspetto o forma.
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La sindrome di Proteo è una rarissima malattia congenita che provoca una crescita incontrollata di pelle, ossa e tessuti in alcune parti del corpo. Da quando è stata scoperta nel 1979 è stata diagnostica soltanto a circa duecento persone. Venne chiamata in riferimento al dio greco perché le sue manifestazioni erano sempre diverse nei vari pazienti. Si pensa che anche Joseph Merrick, the Elephant Man, fosse affetto dalla sindrome di Proteo.

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Proteo è anche un satellite di Nettuno, scoperto nel 1989. La sua formazione geologica più importante è un cratere chiamato Pharos, dall’isola di Faro, dove viveve il dio Proteo secondo la mitologia.
Proteus è il titolo di un film del 2003 del regista canadese John Greyson che racconta la storia vera di un amore tra un uomo bianco e uno di colore: omosessualità e coppie miste non erano ben visti nel Sudafrica del Settecento, così i due vennero processati e condannati a morte.

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Infine il Proteus anguinus (olm in inglese) è un anfibio troglobio, che cioè vive esclusivamente sotto terra o all’interno di grotte. Abita infatti nelle acque di falda e nelle grotte del Carso, tra il nord-est dell’Italia, Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina. Vivendo interamente sott’acqua e nell’oscurità, si è adattato a questo strano habitat: manca di pigmentazione della pelle, che è di un bel rosa, ed è quasi cieco ma i suoi altri sensi, soprattutto olfatto e udito, sono estremamente sviluppati. Si ipotizza addirittura che abbia la capacità di percepire il campo magnetico terrestre e usarlo per orientarsi. Un embrione di proteo si sviluppa in circa 140 giorni e raggiunge la maturità sessuale in 10-14 anni. Ma il proteo è un tipo paziente: siccome il suo habitat offre poche prede, è in grado di sopportare lunghi periodi senza cibo grazie al suo metabolismo molto lento. Sembra che possa stare a digiuno anche per 12 anni…