L’esistenza del passato e la creazione del giovedì

Stavo facendo ricerca sui viaggi nel tempo, e specialmente sui viaggi nel passato, quando mi sono imbattuta in questo super dubbio:

Il passato… è davvero esistito?

piramidi antico egitto
Costruzioni di un’antica civiltà, oppure…? (foto di Les Anderson da Unsplash)

Il passato non è qualcosa che esiste come esistono gli oggetti o le persone: il passato esiste nei nostri ricordi e nelle tracce che ha lasciato, come antiche costruzioni, resti fossili, vecchi libri e fotografie, eccetera. Ma se tutto questo avesse cominciato a esistere, per dire, giovedì scorso? Letteralmente tutto, comprese le nostre memorie: potrebbe essere comparso giovedì scorso.
È la teoria del Last Thursdayism (qualcosa come “ultimo giovedismo” in italiano). E non è confutabile: non puoi davvero dimostrare che sia falsa. Hai un libro pubblicato nel 1972? Hai una tua foto di dieci anni fa? Uno yogurt in frigo scaduto da due settimane? Tutto quanto, così com’è, potrebbe essere stato generato giovedì scorso.
E per quanto riguarda la memoria: un ricordo del passato, in effetti, è qualcosa che accade ora, nel presente, non nel passato a cui si riferisce, e l’esistenza di un ricordo non implica necessariamente che l’evento ricordato sia accaduto (lo dice Bertrand Russell in L’analisi della mente, Lezione IX – La memoria).

Bertrand Russell
Bertrand Russell in un ritratto di Arturo Espinosa (CC BY 2.0)

Il Last Thursdayism è anche una presa per il culo delle convinzioni di certi creazionisti, secondo i quali dio ha creato la terra del tutto funzionante e con elementi complessi che possono apparire vecchi, ovvero frutto di un lungo processo di formazione o evoluzione, come le montagne e gli esseri umani.
Si tratta della omphalos hypothesis, la “teoria dell’ombelico” (omphalos in greco, navel o belly button in inglese): prende il nome dal libro Omphalos, del 1857, del naturalista inglese Philip Henry Gosse, che sostiene, tra le altre cose, che dio ha creato Adamo con l’ombelico perché l’ombelico è una parte essenziale della natura dell’uomo. Tra i creazionisti c’è chi, invece, ritiene che Adamo ed Eva non avessero l’ombelico, perché sono stati creati da adulti e non sono nati da una normale gravidanza. Philip Henry Gosse sostiene anche che i fossili non sono resti di antiche forme di vita, ma sono stati creati da dio insieme a tutto il resto, per dire.
A proposito di ombelico: tutti i mammiferi placentati hanno l’ombelico, anche se in molti animali è difficile da vedere perché coperto dal pelo. La forma dell’ombelico varia da persona a persona ed è determinata dal processo di cicatrizzazione dei tessuti dopo la recisione del cordone ombelicale, dunque non costituisce un carattere genetico (lo dice Wikipedia: non sono convintissima perché ho una grossa percentuale di parentado con l’ombelico identico al mio. Forse ci sono elementi di contesto, determinati geneticamente, che influiscono in parte sulla forma che prende la cicatrice?).

ombelico gattino
L’ombelico di un gattino, ancora non del tutto cicatrizzato (foto presa da qui).

Ma torniamo alla omphalos hypothesis: se dio ha creato cose che, anche appena create, sembravano antiche, di conseguenza non c’è niente che possiamo considerare una prova attendibile dell’età della terra. Dunque non hanno alcun valore le numerose e diverse prove scientifiche che stimano un’età di 4,5 miliardi di anni, e la terra potrebbe avere solo poche migliaia di anni, coerentemente con i testi biblici. Ma allora, chi ci dice che la creazione non risalga a giovedì scorso, o a cinque minuti fa?
Bertrand Russell ne parla nel libro e capitolo sopra citato:

There is no logical impossibility in the hypothesis that the world sprang into being five minutes ago

Curiosità: ho scoperto il Last Thursdayism grazie a un vecchio video di Vsauce pubblicato il 6 febbraio 2015 (o generato giovedì scorso, insieme a tutto il resto, ma con una data antecedente? Chissà!), video in cui tra l’altro accenna alla macchina di Anticitera, di cui avevo parlato qui, conservata al Museo archeologico nazionale di Atene. Poi ho cercato il Last Thursdayism su Google Trends: c’è un enorme picco nelle ricerche, proprio nel febbraio 2015. Vsauce smuove orde di googlatori!

Vsauce e la macchina di Anticitera
Vsauce e la macchina di Anticitera. Screenshot da YouTube.

Ma torniamo al Last Thursdayism.
Tuttavia, se abbiamo tonnellate di tracce di eventi passati, antiche civiltà, ere geologiche, e quant’altro: non sarà più probabile che, in effetti, il passato sia davvero esistito? L’ipotesi che la terra abbia circa 4,5 miliardi di anni e che in questo arco di tempo siano accadute un fracco di cose è più semplice e più lineare da spiegare rispetto all’ipotesi della creazione di giovedì scorso, e dunque la prima è da preferire alla seconda, sulla base del rasoio di Occam. C’è poi la “fiammeggiante spada laser di Newton” (Newton’s flaming laser sword), che è un altro “rasoio” filosofico, nel senso di principio metodologico o regola generale, di buon senso, che aiuta a escludere spiegazioni improbabili. Per chi avesse pensato subito a Star Wars, precisiamo che la mitica arma di Jedi e Sith è generalmente chiamata lightsaber (tipo “sciabola di luce”) ma a volte anche laser sword. Comunque, il principio della fiammeggiante spada laser di Newton può essere riassunto così: se non può essere sottoposto a esperimento, non vale la pena di discuterne. Sir Isaac Newton non lo ha mai detto, così come probabilmente non ha mai impugnato una spada laser: è opera del matematico australiano Mike Alder, che ha chiamato il suo principio in onore di Newton perché si basa sul pensiero newtoniano. Per le questioni che non possono essere (volevo usare il verbo “dirimere” ma… manca del participio passato!), diciamo, risolte con un esperimento, è inutile dibattere se siano vere o false, cercare di dimostrarle o di confutarle, semplicemente non è il caso di parlarne. Questa spada è insomma un’arma più potente del vecchio rasoio di Occam, perché permette di “tagliar via” più cose – tra cui la creazione di giovedì scorso: non possiamo dimostrarla con un vero esperimento scientifico, e allora non c’è niente da dire.

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L’augurio di Newton (da Nonciclopedia, CC-BY-SA 3.0)

Immagine in evidenza: foto di Anete Lūsiņa da Unsplash, modificata da Wellentheorie.


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NoFap, “atti impuri” e dipendenze

cactus masturbazione fap

Nel corso delle mie sconfinate e bislacche peregrinazioni nel web, mi sono imbattuta nell’esistenza di NoFap. Nato su Reddit nel 2011, è oggi un sito e community che funge da gruppo di supporto per chi vuole astenersi dalla pornografia e dalla masturbazione.

nofap logo get a new grip on life
Il logo di NoFap (condiviso nel rispetto delle loro Trademark Guidelines).

Il verbo inglese to fap è un neologismo onomatopeico che richiama il suono della masturbazione maschile, ed è tra l’altro divenuto ampiamente noto in seguito a The Fappening, quando cioè nell’agosto 2014 furono rubate da iCloud e diffuse online numeroso foto private di vari personaggi famosi, soprattutto donne, che scatenarono un’ondata di autoerotismo in tutto il mondo.

fap guy meme
Il meme del Fap Guy
Ma non divaghiamo.

Uno si immagina che quelli di NoFap, che tra loro si chiamano Fapstronauts, siano un gruppo di fanatici religiosi.
In Italia c’è un’associazione del genere: è Puri di cuore, di ispirazione cattolica, che si prefigge gli scopi di promuovere la castità, “rendere consapevoli del problema sommerso della pornografia”, e “indicare alle persone cadute nella dipendenza dall’erotismo compulsivo e dalla pornografia vie di liberazione e guarigione” (fonte: statuto dell’associazione). Hanno una pagina Facebook dove potrete rimanere sempre aggiornati sui loro incontri e seminari.

Ewok Porn
Internet ha reso la pornografia disponibile proprio a tutti (foto di Hypnotica Studios Infinite, CC BY 2.0)

In effetti, la Bibbia si esprime abbastanza chiaramente contro la pornografia (Matteo 5:27-28), ma proibisce davvero la masturbazione?
No, perché nella Bibbia non c’è alcun riferimento esplicito alla masturbazione. Ci sono vari brani piuttosto vaghi che possono essere interpretati in questo senso, ma, per dire, l’accenno più significativo è nella Lettera ai Galati (5:19), che contiene una lista di generiche “opere della carne” da non fare, che include “impurità”, in cui potrebbe rientrare la masturbazione.
La stessa Lettera ai Galati (5:13-14) dice:

13 Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri; 14 poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».

Il motto finale a me sembra un esplicito invito all’autoerotismo (possibili parafrasi: “Ama te stesso e ama il tuo prossimo”, “Per dare amore al prossimo devi imparare ad amare te stesso”), ma sarà un’interpretazione mia, anche perché, nonostante manchino specifiche indicazioni bibliche, parte del mondo cristiano (cattolici, pentecostali, ecc.) condanna la masturbazione come un peccato grave, oppure la sconsiglia vivamente (testimoni di Geova).
Da notare che Wikipedia, alla voce “Masturbazione e religioni”, conclude così:
chiese luterane wikipedia masturbazione

Ci sarebbe il sesto comandamento, che secondo la tradizione cattolica è un vasto “Non commettere atti impuri”. In realtà nel testo biblico il divieto recita “Non commettere adulterio” (Esodo 20:14, Deuteronimo 5:18).

Mosè tavole della legge Gustav Doré
Mosè con le tavole della legge, illustrazione di Gustav Doré (opera nel pubblico dominio, fotografata da Ed Suominen, CC BY 2.0)

La Bibbia non si occupa della masturbazione, mentre invece si premura di condannare aspramente, tra le altre cose, i rapporti omosessuali (Levitico 18:22), i tatuaggi (Levitico 19:28), mangiare crostacei e molluschi (Levitico 11:9-12), e indossare tessuti misti (Levitico 19:19).

zuppa di vongole
Peccaminosi molluschi. (Foto di Adrien Sala da Unsplash)

Ma torniamo a NoFap, che non è un covo di estremisti religiosi: sulla home si definiscono “Science-based, secular, and sex-positive”. NoFap promuove l’astinenza da pornografia, masturbazione, e, in certi casi, dal sesso in generale, per un periodo di tempo. Si parla soprattutto di liberarsi da un utilizzo massiccio di materiale pornografico e da comportamenti sessuali compulsivi. NoFap aiuta per mezzo del sito, dei forum, delle app, e in generale della community per generare motivazione attraverso il confronto e la gamification (le NoFap challenges). Non sono contrari alla masturbazione in sé (non è la masturbazione in sé che “su basi scientifiche” è poco salutare) e non sostengono l’astinenza a vita, ma solo per un periodo necessario a “riprogrammare” il proprio cervello e la propria quotidianità verso comportamenti sessuali più equilibrati. Promuovono invece la rinuncia totale e permanente alla pornografia, considerata pericolosa e capace di creare disastrose dipendenze. (Fonte).

must not fap meme

Insomma, devo ammettere che mi aspettavo dei fanatici anti-pippe, mentre in realtà si focalizzano sulle dipendenze, sui comportamenti eccessivi e compulsivi che finiscono effettivamente per influire e rovinare la vita psicologica e relazionale delle persone. Ero un po’ scettica sull’astinenza a vita dal porno, ma immagino che per un “ex tossico” sia difficile ricreare un rapporto sano con l’oggetto della sua dipendenza, e sia più sicura la totale rinuncia, come per gli alcolisti. Ho l’impressione che questo tipo di movimenti enfatizzi un po’ troppo il lato negativo e rischioso di masturbazione e pornografia, che sono sì due cose che, più di altre, possono causare serie dipendenze, ma possono anche essere utilizzate con ragionevole moderazione e piacevole giovamento.

cactus masturbazione fap
Ecco cosa succede quando cerchi immagini a tema masturbatorio su un onesto sito di foto di pubblico dominio. (Foto di Lizzie da Unsplash).

In effetti, la dipendenza dalla pornografia è una cosa reale. Può essere causata, come altri tipi di dipendenze, da ragioni profonde, come ansia, depressione, stress, e da un disordine del sistema di ricompensa (reward system) del cervello.
Il sistema di ricompensa è un insieme di strutture cerebrali che contribuiscono all’apprendimento: in occasione di ogni comportamento utile da un punto di vista evolutivo, come quelli legati al cibo e alla riproduzione, vengono rilasciati dopamina e altri neurotrasmettitori che ci fanno sentire bene. In questo modo determinati comportamenti ricevono un rinforzo positivo, e nel tentativo di riprodurre la sensazione piacevole, cercheremo di reiterare l’esperienza. È però un sistema relativamente grezzo che non sa distinguere un rapporto sessuale con effettive possibilità riproduttive da una sessione solitaria di PornHub. E soprattutto, che si tratti di porno, sesso, cibo, o persino social media (si veda ad esempio qui o qui), se questo meccanismo funziona male, finisce per alimentare una dipendenza: si hanno assuefazione (innalzamento della soglia di tolleranza), comportamenti compulsivi, incapacità di farne a meno.
E anche la Bibbia vi mette in guarda, perché va bene tutto, ma con buon senso: «ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (Corinzi 6:12).

Per approfondire, ecco un video di AsapSCIENCE sulla dipendenza da porno:

E voi, cari cinque lettori, cosa ne pensate? Esprimete tutte le vostre controverse opinioni nei commenti.


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UFO, ufologi, e extraterrestri

Unacknowledged, da poco disponibile su Netflix Italia, è un documentario sugli UFO e sui contatti con gli extraterrestri che il governo americano ci ha sempre tenuto nascosti.

Il trailer:

Il Fox Mulder della situazione è Steven M. Greer, un traumatologo che ha abbandonato la professione medica per dedicarsi all’ufologia a tempo pieno. La sua passione è nata nell’infanzia, a circa 8 anni, quando vide – sua sorella rapita dagli alieni? No, – un disco volante nel cielo, in pieno giorno. Tutti gli dissero che se lo era immaginato, ma lui rimase dell’idea che fosse un velivolo extraterrestre. Da allora ha approfondito parecchio la questione alieni, tanto che ne sa più lui del direttore della CIA (James Woolsey, all’epoca in cui era direttore della CIA, avrebbe chiesto a Steven Greer un incontro nel quale gli avrebbe fatto un sacco di domande sugli alieni. James Woolsey ha sempre negato l’incontro).

Dr Steven Greer
Steven Greer (foto nel pubblico dominio di Emadmoussa, via Wikimedia Commons) – le foto carine e ad alta risoluzione erano tutte protette da copyright

Unacknowledged sostiene almeno una decina tesi, non del tutto compatibili tra loro, che vi riassumo:
1. Oggetti volanti di effettiva origine extraterrestre, pilotati da creature aliene, sono stati spesso avvistati; più volte sono precipitati e i resti dei velivoli e dei passeggeri sono stati visti e recuperati (ci sono persone che lo hanno testimoniato) e poi ovviamente nascosti.
2. Molti degli avvistamenti di UFO sono avvenuti nei pressi di basi militari che possedevano o sperimentavano armi atomiche perché, evidentemente, gli alieni sono incuriositi o preoccupati di questa letale arma inventata dal genere umano.
3. C’è una base aliena sulla luna.
4. L’intera questione degli alieni viene gestita da misteriosissimi reparti della CIA e di altre agenzie che agiscono all’oscuro del governo americano (il presidente degli Stati Uniti e i membri del congresso non ne sanno niente) e forse spesso addirittura dei vertici delle loro stesse agenzie, e ricevono cospicui quanto oscuri fondi governativi che non vengono rendicontati.
5. L’intera questione degli alieni viene tenuta accuratamente nascosta al grande pubblico perché, altrimenti, la gente andrebbe nel panico.
6. Per tenere tutto quanto super segreto, i soliti reparti segretissimi hanno infiltrati in tutti i settori dell’informazione, per deformare a proprio piacimento le notizie che vengono trasmesse al pubblico, e in ambito scientifico-accademico, in cui corrompono autorevoli scienziati affinché si dichiarino scettici nei confronti delle visite degli alieni sul nostro pianeta.
7. Reparti molto oscuri, e altrettanto cospicuamente finanziati, di varie agenzie governative e militari hanno, negli ultimi decenni, sviluppato tecnologie super avanzate, derivate dallo studio e dall’imitazione della tecnologia aliena rinvenuta nei vari schianti di UFO ma anche dalle invenzioni di Nikola Tesla (?) che includono velivoli del tutto simili a quelli alieni e sistemi per produrre energia illimitata e sostanzialmente priva di costi dallo spazio vuoto (?).
8. Queste ultime tecnologie super avanzate vengono tenute super segrete perché, se diffuse, il mondo diventerebbe all’improvviso uniformemente benestante e pacifico; a differenza dell’attuale sistema economico che fomenta ignoranza, guerre e profondi divari tra masse in miseria e ristretti gruppi immensamente ricchi.
9. Queste ultime tecnologie, specialmente quelle che riproducono fedelmente i velivoli alieni, verranno prossimamente impiegate dal governo americano (o forse da tutti i governi mondiali) per simulare un’invasione aliena e, di fronte alla minaccia extraterrestre, unire in una agguerrita fratellanza tutti i popoli della Terra.
10. I rapimenti delle mucche sono in realtà effettuati da enti governativi con l’intenzione di instillare il sospetto che extraterrestri malvagi e senza scrupoli vogliano attaccarci.

ufo cow alien abduction
Immagine di pubblico dominio da Pixabay

Riguardo a quest’ultimo fatto: ci sono innumerevoli testimonianze da tutto il mondo, la prima delle quali risale addirittura al Seicento, di animali (pecore, cavalli, capre, maiali, conigli, gatti, cani, ecc.) trovati morti e vittime di particolarissime mutilazioni (ad esempio di orecchie, bulbi oculari, lingua, genitali, linfonodi, ecc.). Le incisioni appaiono in genere molto precise e prive di sangue. Le spiegazioni proposte negli anni variano da cause naturali e predatori, a sociopatici e membri di sette. Ma la nostra ipotesi preferita, ovviamente, è che il bestiame sia stato rapito dagli alieni per condurre ricerche ed esperimenti. Un’altra ipotesi diffusa è che i responsabili siano enti governativi o militari che, segretamente, studiano le nuove malattie degli animali e la possibilità che si trasmettano agli umani, oppure cercano di sviluppare armi biologiche, oppure, come sostiene il nostro Steven Greer, mettono in scena questi finti rapimenti alieni per dare agli extraterrestri una cattiva reputazione.

Atacama Humanoid skeleton
Lo scheletro di Atacama in uno screenshot da YouTube

In Unacknowledged sono mostrati più volte spezzoni di filmati di quello che sembra un piccolo cadavere alieno, anche se non viene mai spiegato di cosa si tratti. Se ne era parlato più approfonditamente in un altro documentario, Sirius, coprodotto da Steven Greer nel 2013.

È lo scheletro di Atacama, affettuosamente chiamato Ata, che fu ritrovato nel 2003 nel deserto di Atacama e ha tutta l’aria di essere un piccolo alieno, alto soli 15 centimetri. I resti sono stati analizzati: sembrano risalire a pochi decenni prima e, soprattutto, sono umani. Dal DNA mitocondriale, la madre doveva essere originaria del Sud America occidentale. Si tratta con ogni probabilità di un feto umano, nato prematuramente, e morto prima o subito dopo il parto, con malformazioni e disordini genetici che gli hanno provocato una deformazione del cranio e due costole in meno (ne ha dieci, e non dodici come tutti gli esseri umani normali).

atacama desert
Immagine di pubblico dominio da Pixabay

Se si tratta di resti umani, perché un ufologo ne parla con tanto entusiasmo? Be’, Wikipedia lo liquida come decisamente umano, ma Ata presenta in realtà qualche dubbio:
1. Le malformazioni che presenta, a partire dal cranio e dalle costole, sono estremamente rare: le probabilità che si presentino tutte insieme in un unico essere umano sono molto vicine allo zero.
2. Se alcuni tratti fanno pensare a un feto, il grado di sviluppo della cartilagine delle ginocchia corrisponde a quello di un bambino tra i sei e gli otto anni. Ma come avrebbe potuto sopravvivere per anni un essere umano con tutte quelle malformazioni, rimanendo di quelle dimensioni e, per di più, in un ambiente ostile e poco ospedalizzato come il deserto di Atacama?
3. Il DNA dei resti è risultato corrispondere al 91% con il DNA umano: il restante 9% potrebbe essere conseguenza di un errore del computer o una questione di degradazione del campione, tutte cose abbastanza comuni. Ma, se non si può dimostrare che quel 9% sia non-umano, non si può neanche dimostrare che sia umano. E ricordiamo che gli scimpanzé hanno solo un 3-4% del patrimonio genetico che differisce dal nostro, e gli scimpanzé ci assomigliano ben poco. Se quel 9% fosse anche solo parzialmente non-umano, potremmo essere di fronte a una creatura molto diversa.

Greer parla dello scheletro di Atacama:

Fun fact: la voce narrante in Unacknowledged è di Giancarlo Esposito, meglio conosciuto come Gus Fring in Breaking Bad e Better Call Saul.

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Giancarlo Esposito in una foto di Frantogian (CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons)

Tuttavia, lo scetticismo

A me sembra che ritrovare nel deserto di Atacama la più improbabile somma delle più rare malformazioni umane sia comunque più probabile rispetto a un cadavere alieno. Che il governo americano tenga nascosti vari progetti e tecnologie è senza dubbio possibile, e se un oggetto volante non identificato si aggira nei paraggi di una base militare, mi pare lecito ipotizzare che si tratti di un velivolo militare umano, magari tenuto nascosto ai più, ma comunque umano. In altre parole, se senti degli zoccoli, pensi a un cavallo, non a una zebra (a meno che tu non sia in Africa o in uno zoo): una lezione che personalmente ho imparato dal dottor Cox di Scrubs: «If you hear hoof-beats, you just go ahead and think horses – not zebras».


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#103 frutti (seconda parte: le bacche)

Quiz: il pomodoro

Che il pomodoro sia in realtà un frutto è abbastanza risaputo, e ci sono parecchi fumetti al riguardo. E vi dirò di più: il pomodoro è tecnicamente una bacca (berry in inglese).

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Eccolo lì, in basso a sinistra.

 

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LA QUESTIONE BACCHE

Quali sono, secondo voi, le bacche? In inglese è (all’apparenza!!) più facile, perché la parola berry (= bacca, appunto) è inclusa direttamente nel nome del frutto: raspberry (lampone), blackberry (mora), boysenberry (un ibrido tra il lampone e la mora), strawberry (fragola), mulberry (mora nera e mora bianca del gelso), blueberry (mirtillo), lingonberry o cowberry (mirtillo rosso), gooseberry (uva spina), cranberry (la bacca protagonista dei pranzi di Thanksgiving e che ha dato il nome ai Cranberries, in italiano “ossicocco, ossia mortella di palude” secondo Wikipedia).

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“Bacche”.

I frutti aggregati

In alcuni tipi di piante, ogni fiore ha più ovari, e ogni ovario forma un frutto, e i frutti si uniscono (si aggregano) per formare un unico frutto più grande, ovvero un frutto aggregato. Essendo un raggruppamento di numerosi frutti, un frutto aggregato non è, tecnicamente, un frutto, e per questo si definisce un falso frutto. Le singole parti di un frutto aggregato, però, sono frutti a tutti gli effetti, e possono appartenere a differenti tipologie.
Ad esempio, il lampone è un aggregato di drupe: un intero lampone è un frutto aggregato, cioè un falso frutto, ma ognuna delle “palline” che compongono un lampone è una drupa, cioè un frutto.
E comunque, in senso botanico, il lampone (raspberry) non ha niente a che fare con le bacche.

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Sezione di un fiore di lampone: ogni ovario si svilupperà in un singolo frutto, e l’insieme di questi frutti formerà un lampone.

raspberry

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Stesso discorso per le more: una mora è un aggregato di drupe.
E le fragole?

I veri e propri frutti delle fragole sono i “semini” visibili sulla superficie della fragola. Sono acheni: un achenio è un frutto secco, semplice, che contiene un unico seme. (*Contiene* un seme, non *è* un seme: un achenio ha una buccia e una polpa e un endocarpo che *avvolgono* il seme). Ogni achenio, come ogni vero frutto che si rispetti, si sviluppa da un ovario, mentre la parte carnosa e commestibile della fragola è l’esito di un’altra parte del fiore, il ricettacolo. La fragola è dunque un aggregato di acheni (frutti secchi) con tessuto accessorio (si definisce accessorio ciò che è prodotto da parti del fiore diverse dall’ovario).
E anche la fragola (strawberry) non ha niente a che fare con le bacche.

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Il ricettacolo, che darà origine alla polpa carnosa della fragola, è circondato da carpelli sui quali si formeranno gli ovuli e successivamente gli acheni.

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I frutti multipli

Le more dei gelsi (mulberry), che fin dal nome assomigliano moltissimo alle more, a differenza di queste ultime non sono frutti aggregati, bensì frutti multipli: un frutto aggregato si genera dai numerosi ovari di un unico fiore, un frutto multiplo si forma da un’infiorescenza, cioè un raggruppamento di fiori: ciascun fiore produce un frutto e questi frutti maturano formando un’unica massa.

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Infiorescenze di gelso.
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More di gelso.

Le more dei gelsi sono composte da singole drupe e da tessuto accessorio. Altri esempi di frutti multipli con tessuto accessorio sono l’ananas (composto da bacche) e il fico (i veri frutti del fico sono i tanti piccoli acheni all’interno di quello che comunemente di considera il frutto del fico).

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Infiorescenza dell’ananas.

ananas

Sono, invece, davvero bacche i cranberry, ciascun acino di uva, uva spina, ribes rosso e nero, i kiwi, e altri sorprendenti frutti di cui si parlerà più avanti.
Alcuni frutti “sono talmente simili alle bacche che alcuni autori li considerano varianti” (Wikipedia), ad esempio: l’esperidio (gli agrumi), il peponide (definito anche “falsa bacca”, come il melone, il cocomero o anguria, e altri). Mirtilli e banane sono considerati, a seconda delle fonti, vere bacche o false bacche, non so bene perché..

Bacche sorprendenti
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Solanacee.

La famiglia delle Solanacee comprende molte piante importanti per l’alimentazione umana: il genere Solanum (pomodori, melanzane, patate), Capsicum (peperoni e peperoncini), Physalis (alchechengi), Lycium (bacche di Goji). Le Solanacee producono frutti che sono bacche: i pomodori, le melanzane, i peperoni e i peperoncini, gli alchechengi, sono tutte bacche. Ovviamente le bacche di Goji sono bacche.

Ma allora la patata è un frutto?

No, le patate sono tuberi, come i topinambur. “Un tubero è una porzione di fusto modificata che assume un aspetto globoso più o meno allungato e la funzione di organo in cui vengono accumulate sostanze di riserva” (Wikipedia).
La pianta della patata, però, produce frutti: sono bacche che assomigliano un po’ ai pomodori ma non sono commestibili perché contengono grandi quantità di solanina che è un alcaloide tossico.

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Fiori e frutti di patata.
La zucca è un frutto?
E le zucchine?
E che dire dei cetrioli?

La famiglia delle Cucurbitacee comprende il cocomero e il melone (che, lo sappiamo, sono frutti) e la zucca, le zucchine e i cetrioli (che, sì, sono frutti).
Le Cucurbitacee sono piante erbacee, che non hanno fusto legnoso bensì strisciante o rampicante, e producono frutti che sono pepònidi: modificazioni della bacca, hanno la polpa carnosa, e contengono numerosi semi.

Ma le zucchine non hanno i semi!

Le zucchine vengono raccolte quando sono ancora immature: se lasciate sulla pianta, diventano molto più grandi e sviluppano al loro interno semi legnosi simili a quelli di meloni e zucche.

#101 frutti (prima parte)

Un cuoco e un botanico avrebbero probabilmente grosse difficoltà a comunicare tra loro: il lessico culinario e quello scientifico-botanico parlano spesso delle stesse cose con parole diverse, e usano le stesse parole con significati diversi.

Frutta e verdura

In cucina, le verdure, o ortaggi, si usano tipicamente per le portate principali, dal gusto salato, spesso dopo la cottura. La frutta, al contrario, è zuccherina, si può consumare senza cottura, e si può usare per preparazioni dolci.
In botanica, invece, la definizione di “frutto” è ben diversa, mentre il termine “verdura” non esiste: quelle che chiamiamo “verdure” possono essere varie parti della pianta: foglie (lattuga, radicchio, rucola, valeriana, spinaci, cavolo cappuccio, verza), fusti o parti del fusto (sedano, asparago, finocchio), radici (carote, ravanelli, barbabietola, rapa, patata americana), tuberi (patata, topinambur), bulbi (aglio, cipolla), infiorescenze immature (cavolfiore, broccolo, broccolo o cavolo romanesco, carciofo). E soprattutto, molte “verdure” sono, in realtà, frutti.

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E i funghi?

Porcini, finferli, prataioli, champignon,… I funghi non sono né frutti né “verdure”, perché non sono vegetali: fanno parte di un regno tutto loro, quello dei funghi, appunto, a cui appartengono anche il lievito di birra e (udite udite!!) il tartufo, che è un fungo ipogeo (ovvero che si sviluppa sotto il terreno).

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Per semplificare l’ampia e complessa questione frutti, in questo e nei successivi post (e temo che saranno parecchi perché la cosa mi appassiona) ci si limiterà ai frutti (o alle parti di frutti) che sono commestibili e si usano abitualmente per l’alimentazione umana. Infatti, mentre in cucina la frutta è tutta cibo, in botanica non esiste una regola predefinita: frutti, semi, foglie, e qualsiasi altra parte della pianta, possono variare dall’edibile al tossico, dal gustoso al vomitevole, indipendentemente dalla classificazione scientifica.

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(Fonte)

Si noti che in cucina si parla di frutta, mentre in botanica di frutto e frutti. “Frutto” viene dal latino classico frūctus, da cui deriva fructum, in latino medievale, e il suo plurale fructa, che diventa in italiano il nome collettivo femminile “frutta”. Frūctus viene a sua volta dal verbo latino frui, “godere”. Frui è anche all’origine di “fruire” e “frumento”. E, indovinate un po’, i chicchi di frumento sono frutti.

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Gli stranieri hanno spesso difficoltà con le doppie e con queste stranezze dell’italiano (i frutti, la frutta), come dimostra questo menù che ho fotografato in vacanza.

Il frutto

Tutto comincia dal fiore. (Del sesso dei fiori avevo già parlato qui). Gli organi maschili dei fiori producono polline, che quando raggiunge gli ovuli all’interno dell’ovario (organi femminili) li feconda. Dopo la fecondazione, l’ovario si trasforma e si gonfia: diventa frutto, e al suo interno ci sono i semi. Il frutto ha soprattutto il ruolo di proteggere e nutrire i semi durante il loro sviluppo.
Per inciso, soltanto le piante Angiosperme producono fiori e frutti.

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Primo indizio per distinguere i frutti in senso botanico dalle generiche verdure: i frutti contengono semi.
In realtà non sempre: tipo, le banane diffuse oggi a scopo alimentare in genere non contengono semi vitali. (Discorso interessantissimo, quello della riproduzione delle banane: ne parlerò prossimamente).

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Il frutto è formato da:
esocarpo o epicarpo: la buccia, lo strato protettivo esterno del frutto
mesocarpo: la polpa, la parte intermedia del frutto
endocarpo (chiamato nòcciolo se è legnoso): la porzione interna che racchiude il seme.
L’insieme dei tre strati costituisce il pericarpo, che avvolge il seme. Nell’estrema varietà di tipologie di frutti, i tre strati non sono sempre ben distinti tra loro e possono presentare composizioni e consistenze molto diverse.

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Ad esempio: pesca, albicocca, ciliegia, prugna, mango, avocado, oliva (sì, le olive sono frutti!!) sono drupe. La drupa è un tipo di frutto carnoso in cui l’esocarpo (la buccia) è sottile, il mesocarpo (la polpa) è succoso, l’endocarpo (il nòcciolo) è legnoso e contiene un unico seme.
Nella bacca, invece, che è un altro tipo di frutto carnoso, l’endocarpo è spesso fuso con il mesocarpo, e i semi sono numerosi.
Nell’esperìdio (un altro frutto carnoso che a volte è considerato una sottocategoria della bacca), che poi sono gli agrumi, l’esocarpo è sottile (è la parte colorata della scorza), il mesocarpo (la “polpa”) è la parte bianca e spugnosa della buccia, e l’endocarpo è diviso in spicchi contenenti succo e semi.
Drupa, bacca ed esperidio sono tre tipi di frutti semplici, cioè originati dall’ovario di un unico fiore.

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Il falso frutto

Il vero frutto è originato esclusivamente dall’ovario del fiore. Se invece alla formazione della massa del frutto contribuiscono altre parti del fiore, si parla di falso frutto, pseudofrutto, pseudocarpo, o frutto accessorio.

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Un insospettabile falso frutto è il frutto per eccellenza, protagonista di racconti mitologici, episodi biblici, proverbi e loghi celebri: la mela.

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Dal fiore alla mela.
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Dal fiore alla mela.

Mela (apple), pera (pear), mela cotogna (quince) e nespola (medlar) sono esempi di pomo, un tipo di falso frutto in cui la polpa carnosa che mangiamo deriva dall’accrescimento del ricettacolo del fiore. Il vero frutto, risultato dell’ovario, è quello che comunemente chiamiamo torsolo: presenta i tre strati del pericarpo e avvolge i semi.

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Sezione di una mela.

#96 acqua e limone

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Il disclaimer medico di Wikipedia si applica benissimo anche a questo post.

Se cercate “acqua e limone” su Google verrete sommersi dagli innumerevoli benefici che la suddetta bevanda miracolosa può apportare alla vostra salute.

lemon water 2

La ricetta è grossomodo questa: si spreme circa mezzo limone, lo si mescola a un bicchiere di acqua calda (ma non bollente) oppure tiepida oppure a temperatura ambiente (insomma, non fredda), e si beve ogni mattina appena svegli, a digiuno, e si aspetta almeno mezz’ora prima di fare colazione. Alcuni aggiungono miele, zenzero, curcuma o altri ingredienti speciali che fanno benissimo. Va bevuto a stomaco vuoto per un assorbimento ottimale, e la temperatura ambiente/tiepida/calda è preferibile perché più vicina alla temperatura corporea, così l’ingestione risulta meno “traumatica” per l’organismo rispetto all’acqua ghiacciata. Per ottenere i meravigliosi effetti che mi accingo a descrivere, va bevuto ogni mattina per almeno due settimane, ma idealmente per sempre.

lemon water 3
Se avete dubbi su come si fa a spremere un limone, su YouTube si trovano parecchi tutorial (come questo o questo).

Alcune immagini trovate su internet:

water with lemon and mint in blue glass on the table top view
Quattro
5
Cinque
6
Sei
7
Sette
9
Nove
10
Dieci
11
Undici, e sono *amazing*
12
Dodici
13
Ancora *amazing*, ma adesso sono tredici!
14
Quattordici
15
Quindici
16
Sedici
20
Venti, e sono *unbelievable*!
29
Ventinove! Signore e signori, abbiamo un vincitore!

Che tra l’altro mi hanno ricordato un po’ questi titoli di giornale:

giornali 1
Due alani, anzi tre
giornali 2
Cinque, sei, sette!
giornali 3
Duecentomila! Anzi trecentomila! No, quattrocentomila!

I benefici dell’acqua e limone

Quelli riportati da numerosi siti, sono più o meno i seguenti:

  • Il succo di limone fornisce grandi quantità di vitamina C, acido citrico, potassio, calcio, e magnesio (che fanno benissimo)
  • Stomaco: migliora la digestione
  • Intestino: aiuta la regolarità intestinale
  • Fegato: aumenta la funzionalità del fegato e lo aiuta a liberarsi delle tossine cattive, aiuta quindi a “disintossicarsi” (detto in inglese, detox, suona un po’ più da salutisti e meno da drogati)
  • Tratto urinario: aumenta la funzionalità renale, funge da diuretico (e con tanta pipì si eliminano più tossine!) e previene le infezioni del tratto urinario
  • Sistema immunitario: rafforza le difese immunitarie, aiuta a guarire da un sacco di malattie, combatte le infiammazioni per le sue proprietà antinfiammatorie (e per questo riduce il dolore a muscoli e giunture), ha un forte potere antiossidante e protegge dai radicali liberi
  • pH del sangue: aiuta a bilanciale il pH del sangue perché ha funzione alcalinizzante (il succo di limone è acido ma, una volta metabolizzato, per qualche ragione, non produce acidità bensì, al contrario, alcalinizza il sangue grazie al suo contenuto minerale. In condizioni normali e sane, il pH del sangue è leggermente alcalino: se diventa più acido oppure troppo alcalino, fa male – ma non so bene perché)
  • Pelle: contrasta l’acne e mantiene la pelle giovane
  • Alito: combatte l’alito cattivo grazie alle sue proprietà antisettiche
  • Peso: aiuta a perdere peso perché riduce la sensazione di fame grazie alla pectina
  • Inoltre: dà energia, migliora l’umore, riduce ansia e depressione, e probabilmente mi sto dimenticando qualche altro effetto benefico
  • Si dice anche che prevenga il cancro e che aumenti il quoziente intellettivo, ma io personalmente non ci metterei la mano sul fuoco

Effetti collaterali (pochi e trascurabili)

  • Per chi soffre di acidità di stomaco e/o gastrite, il succo di limone a stomaco vuoto potrebbe non fare benissimo
  • L’acidità del limone tende a corrodere lo smalto dei denti (per questo si consiglia di diluire il succo in abbondante acqua, di sciacquarsi poi la bocca con acqua, e/o di bere con una cannuccia per ridurre il contatto con i denti)
Praticamente l’acqua e limone vi rende immortali:

keanu reeves

Patrick-Stewart-immortal

Lo scetticismo

Tra i sostenitori / simpatizzanti / “ma sì diamogli una possibilità”, troviamo la sottoscritta, la TandiUn po’ di mondoammennicolidipensiero, l’Intollerante Bratinez, e Clipax.
Il fronte dello scetticismo, invece, capitanato dal mio moroso e da gaberricci, ci esorta a dubitare di cotanta miracolosità. L’abitudine dell’acqua e limone non è verosimilmente nociva e ha un effetto sulla salute senza dubbio migliore di un sacco di cose che fanno male alla salute, non dobbiamo però idealizzarla e considerarla una magia, una panacea, un rimedio universale a tutti i nostri problemi. L’enfasi sulla vitamina C, ad esempio, è assurda per almeno un paio di motivi: 1) la vitamina C si trova in buone quantità praticamente ovunque (oltre agli agrumi, kiwi, fragole, peperoni, broccoli, cavoli,…) e 2) la vitamina C è necessaria per l’organismo ma il fatto che alte dosi di vitamina C contribuiscano a prevenire o a ridurre i sintomi di raffreddore e influenza è quantomeno controverso (tradotto: probabilmente non serve a una mazza).
A queste persone ragionevoli, misurate e coscienziose, magari pure laureate in medicina, che espongono il loro scetticismo con convincenti argomentazioni, io vorrei rispondere: mi sa che avete ragione.
Però:

i want to believe

Credo nell’effetto placebo. Credo che se un bicchiere di acqua e limone serve a farmi alzare la mattina di buonumore con l’idea che sto facendo qualcosa di buono, be’ allora ne vale la pena. Credo nei circoli virtuosi e nelle profezie autoavveranti, tipo quella che ho illustrato nell’infografica qui sotto:

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Tutto questo, però, fino a un certo punto. Credo che nella popolazione dei medici sia presente una certa percentuale di idioti, ma credo nella medicina e credo che chi l’ha studiata per anni e chi la pratica per lavoro sia più competente e debba essere ascoltato più di chi scrive articoli sensazionalisti, fa videotutorial su YouTube, o va in giro a dire che per guarire dal cancro bisogna solo liberarsi dalla paura e ristabilire l’equilibro tra corpo e anima. Credo che ci siano cose contro le quali il succo di limone, la buona volontà, le verdure biologiche, l’amore, la fede religiosa, la meditazione, e simili, possono fare ben poco, e che non possano sostituire farmaci e terapie prescritti da un medico. Se però cose come il limone o la meditazione vi fanno stare anche solo un pochino bene, ed è abbastanza sicuro che non vi facciano male, allora fatele, e con convinzione, con entusiasmo, con allegria.

lemon water 1
Infine, per concludere il discorso sull’acqua e limone:

I fatti (incontrovertibili)

  • L’acqua con il limone ha meno calorie della Coca Cola
  • L’acqua con il limone contiene più vitamine dell’acqua senza il limone
  • Bere l’acqua con il limone idrata di più che non bere acqua (con o senza limone)

Se avete qualcosa da aggiungere, precisare o correggere, non esitate a commentare!

#95 dalla terra alla luna

Se Jules Verne fosse vivo oggi, avrebbe senza dubbio un blog come questo. Solo più interessante, scritto meglio, e aggiornato più spesso. I suoi romanzi sono un po’ così: pieni di curiosità, digressioni, nozioni di tutti i tipi, approfondimenti scientifici, geografici, letterari. Le trame sembrano quasi un pretesto. Ed è per questo che oggi parlo di Dalla Terra alla Luna e del suo seguito Intorno alla Luna con alcuni ‘spoiler’.

Jules Verne fotografato da Nadar
Jules Verne, fotografato da Nadar.

Dalla Terra alla Luna (titolo originale: De la Terre à la Lune, trajet direct en 97 heures 20 minutes), pubblicato nel 1865, racconta dell’iniziativa dei soci del Gun Club, associazione di artiglieri di Baltimora. Da poco conclusa la guerra di secessione americana (1861-1865) e senza la prospettiva di nuovi sanguinosi conflitti, per combattere la noia questi fanatici delle armi hanno la brillante idea di sparare un proiettile sulla luna. Si discute dettagliatamente del progetto e si comincia a metterlo in atto, con la costruzione di un gigantesco cannone idoneo a sparare il gigantesco proiettile sferico sulla luna, per i primi sedici capitoli (e senza che nessuno si chieda “ma perché dovremmo sparare un proiettile sulla luna?”).

Nitrocellulose
La nitrocellulosa.

In questa fase si stabilisce, tra le altre cose, che per il lancio del proiettile il cannone utilizzi come detonatore il fulmicotone, altrimenti detto nitrocellulosa. Questa bellissima parola dal suono vintage si usa anche in senso figurato nell’espressione “al fulmicotone” “per indicare azione rapida, impetuosa, violenta” (Treccani).
Il fulmicotone è un composto chimico derivato dalla cellulosa del cotone e sfruttato per le sue proprietà infiammabili-esplosive prima dell’invenzione della dinamite. Il fulmicotone è stato inventato nel 1845 dal tedesco Christian Friedrich Schönbein, lo stesso che qualche anno prima aveva scoperto l’ozono. La polvere da sparo era già nota da secoli. Due anni dopo, invece, l’italiano Ascanio Sobrero riesce a sintetizzare un nitrato esplosivo più stabile, la nitroglicerina. È soprattutto con la nitroglicerina che lo svedese Alfred Nobel fa un sacco di esperimenti, in uno dei quali salta in aria un capannone con dentro cinque persone, tra cui il fratello più giovane Emil (1864). Più tardi, nel 1867, Alfred Nobel riesce a stabilizzare la dinamite.

Alfred Nobel
Alfred Nobel.

È sempre divertente l’aneddoto che spiega l’origine del premio Nobel: il fratello di Alfred, Ludvig Nobel, muore nel 1888, e «Per errore, un giornale francese pubblica il necrologio della morte di Alfred condannandolo aspramente per l’invenzione della dinamite. Il titolo del necrologio recita Il mercante di morte è morto (Le marchand de la mort est mort), continuando poi: “Alfred Nobel, che divenne ricco trovando il modo di uccidere il maggior numero di persone nel modo più veloce possibile, è morto ieri”» (Wikipedia). Alfred Nobel si ritrova così nella curiosa situazione di leggere il proprio necrologio ed essere vivo. In più, il necrologio è ben poco lusinghiero. Dispiaciuto per il ricordo negativo che sta lasciando, si impegna per compensare l’invenzione della dinamite con qualcosa di bello, e nel suo testamento del 1895 istituisce i riconoscimenti noti come premi Nobel. Muore l’anno dopo per un’emorragia cerebrale nella sua villa a Sanremo in Italia.
Una cosa simile è successa anche nei Simpsons a Montgomery Burns, nell’episodio Impero mediatico Burns (Fraudcast News, stagione 15, episodio 22): Burns viene travolto dal crollo improvviso del Masso Vegliardo (Geezer Rock) e creduto morto. In realtà è sopravvissuto (nutrendosi di insetti), e quando torna in città vede che giornali e televisioni annunciano allegramente la sua morte, descrivendolo in tutta la sua malvagità. Burns reagisce però diversamente da Nobel, e compra tutti i media di Springfield per controllare l’informazione e l’opinione pubblica. In realtà non ho trovato da nessuna parta che l’episodio sia un riferimento ad Alfred Nobel, ma direi che le vicende si assomigliano molto.

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Il “Masso Vegliardo” di Springfield

Ma torniamo a Dalla Terra alla Luna.

Dicevo che nei primi sedici capitoli si comincia a mettere in atto il progetto di sparare un proiettile sferico sulla luna. Il colpo di scena arriva solo al capitolo 17, ed è peraltro spoilerato da quasi tutte le copertine (ripeto: fin qui si è parlato di un proiettile SFERICO).

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Altre copertine si spingono oltre: vedete gli oblò?

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Nel capitolo 17, infatti, entra in scena il francese Michel Ardan, personaggio energico e stravagante, ispirato al fotografo Nadar, amico di Verne (e Ardan è l’anagramma di Nadar. Ne avevo parlato qui).

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Un autoritratto di Nadar e un’illustrazione del personaggio Michel Ardan

Ardan propone di sostituire il proiettile sferico con un proiettile cilindro-conico, in modo che possa contenere una persona, cioè lui stesso, trasformando il progetto originale in una missione esplorativa.

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E qualche copertina vi svela anche il colpo di scena del finale del capitolo 21, e cioè che a partire non è solo Ardan, ma sono in tre.

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Il proiettile trasformato in veicolo per umani è spoilerato dalla maggior parte delle recensioni. Wikipedia addirittura scrive: “In questo romanzo Verne anticipa le prime fasi dello storico allunaggio avvenuto realmente oltre 100 anni dopo, il 20 luglio 1969.” Ehm, no, veramente non proprio. Il romanzo si conclude pochi giorni dopo il lancio del proiettile, con una comunicazione dell’osservatorio che ha avvistato il proiettile e scoperto la sua sorte, spoilerata peraltro dal titolo del romanzo che fa da seguito a Dalla Terra alla Luna, ovvero Intorno alla Luna (Autour de la Lune) pubblicato nel 1870. *Intorno* alla luna, non *sulla* luna. Il proiettile, infatti, è entrato nell’orbita della luna e le ruota attorno come un satellite. Non è questo che fanno con l’allunaggio del 1969: al massimo Verne lo anticipa concettualmente, perché non è il primo a raccontare di viaggi sulla luna, ma è uno dei primissimi a parlare della possibilità di raggiungerla grazie al progresso scientifico e tecnologico. Per dire, nell’Orlando furioso (1532) di Ludovico Ariosto, Astolfo va sulla luna con un carro trainato da ippogrifi (per recuperare il senno perduto da Orlando: capite che non è particolarmente realistico). Questo è fantasy. Verne invece è science fiction: lui immagina una tecnologia più avanzata rispetto a quella esistente, ma plausibile in termini scientifici e secondo le leggi del mondo reale.

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Questo è un ippogrifo.

Mentre il primo dei due romanzi (Dalla Terra alla Luna) è interamente ambientato sulla Terra, il secondo (Intorno alla Luna) assume invece il punto dei vista dei tre viaggiatori all’interno del proiettile. Ci sono abbondanti spiegazioni (per quanto non tutte coerenti con le conoscenze scientifiche di oggi) sulla vita dei tre “astronauti” in viaggio verso il satellite: scorte d’acqua e di cibo, un sistema per assorbire l’anidride carbonica e rigenerare ossigeno, illuminazione, riscaldamento (perché nello spazio fa freddo: Verne dice -140°C, in realtà più freddo: Wikipedia dice 3 kelvin, cioè -270°C), attrezzature scientifiche di vario tipo, eccetera. (Faccio notare che non viene MAI neanche accennato come questi tre uomini e gli animali che hanno portato (sì, hanno portato dei cani e dei polli, con l’idea di farli ambientare sulla luna per dare inizio a una sorta di colonizzazione) dicevo, non viene MAI detto come e dove tutti questi esseri viventi facciano la pipì e la cacca nei quattro giorni del viaggio.)
A un certo punto del viaggio, per un problema con l’attrezzatura, i nostri eroi rischiano un’intossicazione da ossigeno. Ma davvero si può morire per troppo ossigeno? L’ho googlato, e la risposta è sì. In condizioni normali non è possibile respirare troppo ossigeno, neanche iperventilando, ma può accadere in situazioni in cui la concentrazione dell’ossigeno è stata artificialmente aumentata. Se l’ossigeno nei polmoni supera la capacità di assorbimento dell’ossigeno del sangue, succede un casino. Non ho capito perché, ma si rischiano danni ai polmoni, al sistema nervoso e alla retina, e poi la morte. Le conseguenze della tossicità dell’ossigeno vengono chiamate anche “effetto Paul Bert” perché il francese Paul Bert (1833 – 1886), esperto di fisiologia della subacquea, è stato il primo a studiare l’argomento. Era anche un politico ed è stato ministro dell’istruzione ed era razzista: la Wikipedia francese riporta diversi brani in cui descrive come i neri siano evidentemente meno intelligenti dei bianchi e persino meno dei cinesi.

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Per stavolta il discorso su Verne si conclude qui, ma credo ci sarà un seguito, perché le cose da dire sono tante.

#85 la macchina di anticitera

Prima di tutto, le spugne.

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Le spugne che abbiamo in casa sono sintetiche. Le spugne “vere”, i poriferi, sono animali marini. Organismi pluricellulari che vivono immobili, attaccati sui fondali del mare o delle acque dolci. Non hanno veri tessuti né organi: semplicemente, il costante flusso di acqua attraverso i loro corpi fornisce loro ossigeno e cibo (piccoli organismi e particelle organiche che si trovano nell’acqua). Dopo la morte, lasciano uno scheletro fibroso ed elastico, che fin da tempi remoti è stato pescato e usato per lavare, lavarsi, e altri scopi. scaletowidth La pesca delle spugne, tuttora esistente ma piuttosto rara, può avvenire sostanzialmente in due modi: con una rete, trainata da una barca, che raccoglie le spugne dal fondo del mare; oppure grazie a singoli tuffatori che si immergono per cercare le spugne migliori. Questi ultimi possono essere attrezzati con respiratori, ma anticamente l’unico metodo per immergersi era in apnea. Gli antichi pescatori greci di spugne usano in particolare la tecnica dell’immersione in apnea con la skandalopetra, ovvero una pietra, pesante circa una decina di chili, che viene usata come zavorra per l’immersione. 1411378966923_wps_21_Antikythera_Greece_map_jp

E poi, nell’ottobre dell’anno 1900, un gruppo di pescatori di spugne, in viaggio dall’Africa alla Grecia, viene bloccato da una violenta tempesta sulla piccolissima isola di Cerigotto, o Anticitera, o Aegila (in greco Αντικύθηρα, in inglese Antikythera).

L’equipaggio dei pescatori di spugne, capitanati da Dimitrios Kondos, ad Anticitera nel 1900.
L’equipaggio dei pescatori di spugne, capitanati da Dimitrios Kondos, ad Anticitera nel 1900.

Cosa fanno i pescatori di spugne per passare il tempo? Si immergono in cerca di spugne, ovviamente. Ed è così che, passeggiando sul fondo marino nei loro scafandri da palombaro, trovarono il relitto di una nave romana naufragata nel I secolo a. C., piena di statue anche molto più antiche, in bronzo, in marmo, e numerosi manufatti, utensili, oggetti di vario tipo (anfore, stoviglie, ceramiche, monete, gioielli,…).

Il recupero di un’anfora dal relitto di Anticitera nel 2013.
Il recupero di un’anfora dal relitto di Anticitera nel 2013.

Negli anni immediatamente successivi alla scoperta sono stati recuperati molti reperti, e nuove ricerche si sono svolte negli anni Cinquanta e Settanta su iniziativa di Jacques Cousteau, e poi in anni recentissimi, portando alla luce robe tipo queste:

L’efebo di Anticitera (bronzo)
L’efebo di Anticitera (in bronzo)
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La “testa di filosofo” di Anticitera

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Tra i reperti trovati nel 1900-01 c’era anche una serie di pezzi di bronzo, incrostati e corrosi. Nel 1902 l’archeologo Valerios Stais li studiò e si accorse che si trattava di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni in greco ellenistico (o koinè), che formavano un elaborato meccanismo, chiuso all’interno di una scatola di legno delle dimensioni di 34 x 18 x 9 cm. Venne chiamato Macchina di Anticitera (o meccanismo di Anticitera, in inglese Antikythera mechanism), e si pensò che fosse una delle prime forme di orologio meccanizzato.

la parte principale

Il congegno non è completo: è stato ritrovato in frantumi, e attualmente sono stati recuperati e riconosciuti 82 frammenti, 7 dei quali costituiscono il meccanismo principale, ma potrebbero esserci altri pezzi ancora da scoprire.

frammenti

Soltanto dopo circa settant’anni e molti studi, si è capito cosa fosse e come funzionasse. Molto più sofisticato di un semplice orologio, è il più antico calcolatore meccanico conosciuto, usato per elaborati calcoli astronomici e previsioni. Gli ingranaggi di ruote dentate servivano per calcolare il sorgere e il tramontare del sole, le fasi lunari, le eclissi, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, gli anni, i mesi, i giorni della settimana, i segni zodiacali, addirittura le date dei giochi olimpici antichi. (I cinque pianeti conosciuti fin dall’antichità sono quelli visibili a occhio nudo, cioè Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Mancano Urano, scoperto soltanto nel 1781 da William Herschel, e Nettuno, scoperto nel 1846 da Johann Gottfried Galle, entrambi tramite un telescopio. Plutone, scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh, è stato classificato come il “nono pianeta” fino al 2006, quando è stato riclassificato come pianeta nano). sistema solare Il meccanismo di Anticitera è conservato nella collezione di bronzi del Museo archeologico nazionale di Atene, assieme a una ricostruzione. È stato datato intorno al 150-100 a.C. e si pensa sia stato costruito da scienziati greci.

Lo schema di una possibile ricostruzione.
Lo schema di una possibile ricostruzione.

È considerato il più antico computer analogico conosciuto. Il meccanismo di Anticitera è talmente complesso e unico nel suo genere, e danneggiato dai duemila anni passati sotto il mare, che finora sono state proposte numerose ipotesi sul suo funzionamento e sulla sua origine, ma le certezze sono poche.

Una rappresentazione schematica proposta da Freeth e Jones nel 2012.
Una rappresentazione schematica proposta da Freeth e Jones nel 2012.

Non è probabilmente l’unico congegno di quel tipo che fu progettato e costruito in quel periodo, ma è l’unico ad essere arrivato fino ai giorni nostri. La sua complessità tecnica è stupefacente, e le conoscenze necessarie alla sua realizzazione devono poi essere andate perdute, perché per ritrovare tecnologie paragonabili bisogna aspettare fino alla fine del Medioevo, cioè più di un millennio. Ma c’è chi non crede che gli antichi fossero arrivati a un livello di conoscenza e tecnologia così sofisticato: manufatti come il meccanismo di Anticitera vengono considerati “anacronistici”, e per dare una spiegazione si ricorre a viaggi nel tempo, contatti con gli alieni, antiche civiltà segrete e altre teorie del complotto. Il meccanismo di Anticitera è considerato un caso di OOPArt (Out Of Place ARTifacts, “manufatti fuori posto”) dai sostenitori dell’archeologia misteriosa, che non credono possa davvero appartenere all’età ellenistica perché tecnologicamente troppo avanzato. In realtà, pur essendo un reperto unico nel suo genere, è perfettamente compatibile con le conoscenze tecniche e astronomiche degli antichi greci (o meglio, delle conoscenze che gli studiosi pensano che gli antichi greci possedessero). “Molti OOPArt hanno infatti ricevuto un’interpretazione del tutto coerente con le attuali conoscenze archeologiche e scientifiche. In tutti quei casi in cui non si è data una risposta, ciò si deve al fatto che non si è ancora capito il tipo di utilizzo che aveva l’oggetto”. Altre volte si tratta di falsificazioni o di datazioni sbagliate. OOPArt Teorie di questo tipo sono spesso sostenute dai creazionisti: per motivi che, onestamente, non ho capito, sarebbero prove schiaccianti della giovane età della Terra (creata tra i 6 mila e i 12 mila anni fa come è scritto nella Bibbia, non formata circa 4,54 miliardi di anni fa come sostengono i miscredenti), del diluvio universale e della falsità dell’evoluzionismo.

La stima dell’età della Terra attualmente più condivisa dalla comunità scientifica è 4,54 miliardi di anni – lo dice anche Google.
La stima dell’età della Terra attualmente più condivisa dalla comunità scientifica è 4,54 miliardi di anni – lo dice anche Google.

L’archeologia misteriosa, (o fantarcheologia, criptoarcheologia, archeologia alternativa, pseudoarcheologia) è “una sorta di archeologia pseudoscientifica che dà una interpretazione non scientifica di reperti archeologici o di presunti tali”. La branca dell’ufologia che studia i presunti avvistamenti di UFO nel passato anche remoto si chiama clipeologia o paleoufologia, ed è considerata una pseudoscienza, mentre la teoria che gli extraterrestri abbiano contattato e influenzato antiche civiltà umane è la teoria degli antichi astronauti (o teoria del paleocontatto o paleoastronautica). Ancient_astronaut_hypothesis