#96 acqua e limone

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Il disclaimer medico di Wikipedia si applica benissimo anche a questo post.

Se cercate “acqua e limone” su Google verrete sommersi dagli innumerevoli benefici che la suddetta bevanda miracolosa può apportare alla vostra salute.

lemon water 2

La ricetta è grossomodo questa: si spreme circa mezzo limone, lo si mescola a un bicchiere di acqua calda (ma non bollente) oppure tiepida oppure a temperatura ambiente (insomma, non fredda), e si beve ogni mattina appena svegli, a digiuno, e si aspetta almeno mezz’ora prima di fare colazione. Alcuni aggiungono miele, zenzero, curcuma o altri ingredienti speciali che fanno benissimo. Va bevuto a stomaco vuoto per un assorbimento ottimale, e la temperatura ambiente/tiepida/calda è preferibile perché più vicina alla temperatura corporea, così l’ingestione risulta meno “traumatica” per l’organismo rispetto all’acqua ghiacciata. Per ottenere i meravigliosi effetti che mi accingo a descrivere, va bevuto ogni mattina per almeno due settimane, ma idealmente per sempre.

lemon water 3
Se avete dubbi su come si fa a spremere un limone, su YouTube si trovano parecchi tutorial (come questo o questo).

Alcune immagini trovate su internet:

water with lemon and mint in blue glass on the table top view
Quattro
5
Cinque
6
Sei
7
Sette
9
Nove
10
Dieci
11
Undici, e sono *amazing*
12
Dodici
13
Ancora *amazing*, ma adesso sono tredici!
14
Quattordici
15
Quindici
16
Sedici
20
Venti, e sono *unbelievable*!
29
Ventinove! Signore e signori, abbiamo un vincitore!

Che tra l’altro mi hanno ricordato un po’ questi titoli di giornale:

giornali 1
Due alani, anzi tre
giornali 2
Cinque, sei, sette!
giornali 3
Duecentomila! Anzi trecentomila! No, quattrocentomila!

I benefici dell’acqua e limone

Quelli riportati da numerosi siti, sono più o meno i seguenti:

  • Il succo di limone fornisce grandi quantità di vitamina C, acido citrico, potassio, calcio, e magnesio (che fanno benissimo)
  • Stomaco: migliora la digestione
  • Intestino: aiuta la regolarità intestinale
  • Fegato: aumenta la funzionalità del fegato e lo aiuta a liberarsi delle tossine cattive, aiuta quindi a “disintossicarsi” (detto in inglese, detox, suona un po’ più da salutisti e meno da drogati)
  • Tratto urinario: aumenta la funzionalità renale, funge da diuretico (e con tanta pipì si eliminano più tossine!) e previene le infezioni del tratto urinario
  • Sistema immunitario: rafforza le difese immunitarie, aiuta a guarire da un sacco di malattie, combatte le infiammazioni per le sue proprietà antinfiammatorie (e per questo riduce il dolore a muscoli e giunture), ha un forte potere antiossidante e protegge dai radicali liberi
  • pH del sangue: aiuta a bilanciale il pH del sangue perché ha funzione alcalinizzante (il succo di limone è acido ma, una volta metabolizzato, per qualche ragione, non produce acidità bensì, al contrario, alcalinizza il sangue grazie al suo contenuto minerale. In condizioni normali e sane, il pH del sangue è leggermente alcalino: se diventa più acido oppure troppo alcalino, fa male – ma non so bene perché)
  • Pelle: contrasta l’acne e mantiene la pelle giovane
  • Alito: combatte l’alito cattivo grazie alle sue proprietà antisettiche
  • Peso: aiuta a perdere peso perché riduce la sensazione di fame grazie alla pectina
  • Inoltre: dà energia, migliora l’umore, riduce ansia e depressione, e probabilmente mi sto dimenticando qualche altro effetto benefico
  • Si dice anche che prevenga il cancro e che aumenti il quoziente intellettivo, ma io personalmente non ci metterei la mano sul fuoco

Effetti collaterali (pochi e trascurabili)

  • Per chi soffre di acidità di stomaco e/o gastrite, il succo di limone a stomaco vuoto potrebbe non fare benissimo
  • L’acidità del limone tende a corrodere lo smalto dei denti (per questo si consiglia di diluire il succo in abbondante acqua, di sciacquarsi poi la bocca con acqua, e/o di bere con una cannuccia per ridurre il contatto con i denti)
Praticamente l’acqua e limone vi rende immortali:

keanu reeves

Patrick-Stewart-immortal

Lo scetticismo

Tra i sostenitori / simpatizzanti / “ma sì diamogli una possibilità”, troviamo la sottoscritta, la TandiUn po’ di mondoammennicolidipensiero, l’Intollerante Bratinez, e Clipax.
Il fronte dello scetticismo, invece, capitanato dal mio moroso e da gaberricci, ci esorta a dubitare di cotanta miracolosità. L’abitudine dell’acqua e limone non è verosimilmente nociva e ha un effetto sulla salute senza dubbio migliore di un sacco di cose che fanno male alla salute, non dobbiamo però idealizzarla e considerarla una magia, una panacea, un rimedio universale a tutti i nostri problemi. L’enfasi sulla vitamina C, ad esempio, è assurda per almeno un paio di motivi: 1) la vitamina C si trova in buone quantità praticamente ovunque (oltre agli agrumi, kiwi, fragole, peperoni, broccoli, cavoli,…) e 2) la vitamina C è necessaria per l’organismo ma il fatto che alte dosi di vitamina C contribuiscano a prevenire o a ridurre i sintomi di raffreddore e influenza è quantomeno controverso (tradotto: probabilmente non serve a una mazza).
A queste persone ragionevoli, misurate e coscienziose, magari pure laureate in medicina, che espongono il loro scetticismo con convincenti argomentazioni, io vorrei rispondere: mi sa che avete ragione.
Però:

i want to believe

Credo nell’effetto placebo. Credo che se un bicchiere di acqua e limone serve a farmi alzare la mattina di buonumore con l’idea che sto facendo qualcosa di buono, be’ allora ne vale la pena. Credo nei circoli virtuosi e nelle profezie autoavveranti, tipo quella che ho illustrato nell’infografica qui sotto:

lemon slice

Tutto questo, però, fino a un certo punto. Credo che nella popolazione dei medici sia presente una certa percentuale di idioti, ma credo nella medicina e credo che chi l’ha studiata per anni e chi la pratica per lavoro sia più competente e debba essere ascoltato più di chi scrive articoli sensazionalisti, fa videotutorial su YouTube, o va in giro a dire che per guarire dal cancro bisogna solo liberarsi dalla paura e ristabilire l’equilibro tra corpo e anima. Credo che ci siano cose contro le quali il succo di limone, la buona volontà, le verdure biologiche, l’amore, la fede religiosa, la meditazione, e simili, possono fare ben poco, e che non possano sostituire farmaci e terapie prescritti da un medico. Se però cose come il limone o la meditazione vi fanno stare anche solo un pochino bene, ed è abbastanza sicuro che non vi facciano male, allora fatele, e con convinzione, con entusiasmo, con allegria.

lemon water 1
Infine, per concludere il discorso sull’acqua e limone:

I fatti (incontrovertibili)

  • L’acqua con il limone ha meno calorie della Coca Cola
  • L’acqua con il limone contiene più vitamine dell’acqua senza il limone
  • Bere l’acqua con il limone idrata di più che non bere acqua (con o senza limone)

Se avete qualcosa da aggiungere, precisare o correggere, non esitate a commentare!

#95 dalla terra alla luna

Se Jules Verne fosse vivo oggi, avrebbe senza dubbio un blog come questo. Solo più interessante, scritto meglio, e aggiornato più spesso. I suoi romanzi sono un po’ così: pieni di curiosità, digressioni, nozioni di tutti i tipi, approfondimenti scientifici, geografici, letterari. Le trame sembrano quasi un pretesto. Ed è per questo che oggi parlo di Dalla Terra alla Luna e del suo seguito Intorno alla Luna con alcuni ‘spoiler’.

Jules Verne fotografato da Nadar
Jules Verne, fotografato da Nadar.

Dalla Terra alla Luna (titolo originale: De la Terre à la Lune, trajet direct en 97 heures 20 minutes), pubblicato nel 1865, racconta dell’iniziativa dei soci del Gun Club, associazione di artiglieri di Baltimora. Da poco conclusa la guerra di secessione americana (1861-1865) e senza la prospettiva di nuovi sanguinosi conflitti, per combattere la noia questi fanatici delle armi hanno la brillante idea di sparare un proiettile sulla luna. Si discute dettagliatamente del progetto e si comincia a metterlo in atto, con la costruzione di un gigantesco cannone idoneo a sparare il gigantesco proiettile sferico sulla luna, per i primi sedici capitoli (e senza che nessuno si chieda “ma perché dovremmo sparare un proiettile sulla luna?”).

Nitrocellulose
La nitrocellulosa.

In questa fase si stabilisce, tra le altre cose, che per il lancio del proiettile il cannone utilizzi come detonatore il fulmicotone, altrimenti detto nitrocellulosa. Questa bellissima parola dal suono vintage si usa anche in senso figurato nell’espressione “al fulmicotone” “per indicare azione rapida, impetuosa, violenta” (Treccani).
Il fulmicotone è un composto chimico derivato dalla cellulosa del cotone e sfruttato per le sue proprietà infiammabili-esplosive prima dell’invenzione della dinamite. Il fulmicotone è stato inventato nel 1845 dal tedesco Christian Friedrich Schönbein, lo stesso che qualche anno prima aveva scoperto l’ozono. La polvere da sparo era già nota da secoli. Due anni dopo, invece, l’italiano Ascanio Sobrero riesce a sintetizzare un nitrato esplosivo più stabile, la nitroglicerina. È soprattutto con la nitroglicerina che lo svedese Alfred Nobel fa un sacco di esperimenti, in uno dei quali salta in aria un capannone con dentro cinque persone, tra cui il fratello più giovane Emil (1864). Più tardi, nel 1867, Alfred Nobel riesce a stabilizzare la dinamite.

Alfred Nobel
Alfred Nobel.

È sempre divertente l’aneddoto che spiega l’origine del premio Nobel: il fratello di Alfred, Ludvig Nobel, muore nel 1888, e «Per errore, un giornale francese pubblica il necrologio della morte di Alfred condannandolo aspramente per l’invenzione della dinamite. Il titolo del necrologio recita Il mercante di morte è morto (Le marchand de la mort est mort), continuando poi: “Alfred Nobel, che divenne ricco trovando il modo di uccidere il maggior numero di persone nel modo più veloce possibile, è morto ieri”» (Wikipedia). Alfred Nobel si ritrova così nella curiosa situazione di leggere il proprio necrologio ed essere vivo. In più, il necrologio è ben poco lusinghiero. Dispiaciuto per il ricordo negativo che sta lasciando, si impegna per compensare l’invenzione della dinamite con qualcosa di bello, e nel suo testamento del 1895 istituisce i riconoscimenti noti come premi Nobel. Muore l’anno dopo per un’emorragia cerebrale nella sua villa a Sanremo in Italia.
Una cosa simile è successa anche nei Simpsons a Montgomery Burns, nell’episodio Impero mediatico Burns (Fraudcast News, stagione 15, episodio 22): Burns viene travolto dal crollo improvviso del Masso Vegliardo (Geezer Rock) e creduto morto. In realtà è sopravvissuto (nutrendosi di insetti), e quando torna in città vede che giornali e televisioni annunciano allegramente la sua morte, descrivendolo in tutta la sua malvagità. Burns reagisce però diversamente da Nobel, e compra tutti i media di Springfield per controllare l’informazione e l’opinione pubblica. In realtà non ho trovato da nessuna parta che l’episodio sia un riferimento ad Alfred Nobel, ma direi che le vicende si assomigliano molto.

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Il “Masso Vegliardo” di Springfield

Ma torniamo a Dalla Terra alla Luna.

Dicevo che nei primi sedici capitoli si comincia a mettere in atto il progetto di sparare un proiettile sferico sulla luna. Il colpo di scena arriva solo al capitolo 17, ed è peraltro spoilerato da quasi tutte le copertine (ripeto: fin qui si è parlato di un proiettile SFERICO).

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Altre copertine si spingono oltre: vedete gli oblò?

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2 oblo 2
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Nel capitolo 17, infatti, entra in scena il francese Michel Ardan, personaggio energico e stravagante, ispirato al fotografo Nadar, amico di Verne (e Ardan è l’anagramma di Nadar. Ne avevo parlato qui).

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Un autoritratto di Nadar e un’illustrazione del personaggio Michel Ardan

Ardan propone di sostituire il proiettile sferico con un proiettile cilindro-conico, in modo che possa contenere una persona, cioè lui stesso, trasformando il progetto originale in una missione esplorativa.

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E qualche copertina vi svela anche il colpo di scena del finale del capitolo 21, e cioè che a partire non è solo Ardan, ma sono in tre.

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Il proiettile trasformato in veicolo per umani è spoilerato dalla maggior parte delle recensioni. Wikipedia addirittura scrive: “In questo romanzo Verne anticipa le prime fasi dello storico allunaggio avvenuto realmente oltre 100 anni dopo, il 20 luglio 1969.” Ehm, no, veramente non proprio. Il romanzo si conclude pochi giorni dopo il lancio del proiettile, con una comunicazione dell’osservatorio che ha avvistato il proiettile e scoperto la sua sorte, spoilerata peraltro dal titolo del romanzo che fa da seguito a Dalla Terra alla Luna, ovvero Intorno alla Luna (Autour de la Lune) pubblicato nel 1870. *Intorno* alla luna, non *sulla* luna. Il proiettile, infatti, è entrato nell’orbita della luna e le ruota attorno come un satellite. Non è questo che fanno con l’allunaggio del 1969: al massimo Verne lo anticipa concettualmente, perché non è il primo a raccontare di viaggi sulla luna, ma è uno dei primissimi a parlare della possibilità di raggiungerla grazie al progresso scientifico e tecnologico. Per dire, nell’Orlando furioso (1532) di Ludovico Ariosto, Astolfo va sulla luna con un carro trainato da ippogrifi (per recuperare il senno perduto da Orlando: capite che non è particolarmente realistico). Questo è fantasy. Verne invece è science fiction: lui immagina una tecnologia più avanzata rispetto a quella esistente, ma plausibile in termini scientifici e secondo le leggi del mondo reale.

ippogrifo
Questo è un ippogrifo.

Mentre il primo dei due romanzi (Dalla Terra alla Luna) è interamente ambientato sulla Terra, il secondo (Intorno alla Luna) assume invece il punto dei vista dei tre viaggiatori all’interno del proiettile. Ci sono abbondanti spiegazioni (per quanto non tutte coerenti con le conoscenze scientifiche di oggi) sulla vita dei tre “astronauti” in viaggio verso il satellite: scorte d’acqua e di cibo, un sistema per assorbire l’anidride carbonica e rigenerare ossigeno, illuminazione, riscaldamento (perché nello spazio fa freddo: Verne dice -140°C, in realtà più freddo: Wikipedia dice 3 kelvin, cioè -270°C), attrezzature scientifiche di vario tipo, eccetera. (Faccio notare che non viene MAI neanche accennato come questi tre uomini e gli animali che hanno portato (sì, hanno portato dei cani e dei polli, con l’idea di farli ambientare sulla luna per dare inizio a una sorta di colonizzazione) dicevo, non viene MAI detto come e dove tutti questi esseri viventi facciano la pipì e la cacca nei quattro giorni del viaggio.)
A un certo punto del viaggio, per un problema con l’attrezzatura, i nostri eroi rischiano un’intossicazione da ossigeno. Ma davvero si può morire per troppo ossigeno? L’ho googlato, e la risposta è sì. In condizioni normali non è possibile respirare troppo ossigeno, neanche iperventilando, ma può accadere in situazioni in cui la concentrazione dell’ossigeno è stata artificialmente aumentata. Se l’ossigeno nei polmoni supera la capacità di assorbimento dell’ossigeno del sangue, succede un casino. Non ho capito perché, ma si rischiano danni ai polmoni, al sistema nervoso e alla retina, e poi la morte. Le conseguenze della tossicità dell’ossigeno vengono chiamate anche “effetto Paul Bert” perché il francese Paul Bert (1833 – 1886), esperto di fisiologia della subacquea, è stato il primo a studiare l’argomento. Era anche un politico ed è stato ministro dell’istruzione ed era razzista: la Wikipedia francese riporta diversi brani in cui descrive come i neri siano evidentemente meno intelligenti dei bianchi e persino meno dei cinesi.

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Per stavolta il discorso su Verne si conclude qui, ma credo ci sarà un seguito, perché le cose da dire sono tante.

#82 maledizione di ondina

Le ondine sono creature leggendarie presenti in varie tradizioni. Nel folklore europeo sono in genere descritte come spiriti acquatici simili a fate, o a sirene (metà donne e metà pesci), e considerate maligne o amichevoli a seconda delle leggende.

Secondo diverse tradizioni, le ondine sono prive di anima (e non possono quindi accedere al paradiso dopo la morte), ma possono ottenerne una se sposano un uomo mortale e gli dànno un figlio.

Undine del pittore inglese preraffaelita John William Waterhouse (1849-1917)
Undine del pittore inglese preraffaelita John William Waterhouse (1849-1917)

In una storia germanica, Ondina (o Ondine o Undine) è una bellissima ninfa acquatica e, come tutte le ninfe, immortale.
Si innamora di un uomo mortale, un cavaliere di nome Lawrence, e i due si sposano. Lawrence giura di amarla sempre e di restarle sempre fedele. Un anno dopo il loro matrimonio, Ondina dà alla luce un figlio. In questo modo perde la sua immortalità, e comincia a invecchiare.
Un giorno, Ondina sorprende Lawrence addormentato fra le braccia di un’altra donna. Ondina, incazzatissima, lo maledice: “Tu mi hai giurato fedeltà con ogni tuo respiro, ed io ho accettato il tuo voto. Così sia. Finché sarai sveglio, potrai avere il tuo respiro, ma dovessi mai cadere addormentato, allora esso ti sarà tolto e tu morirai!”

Secondo altre varianti, fu il Re delle Ninfe a punire l’uomo, lanciandogli la maledizione che gli fece “dimenticare” di respirare una volta addormentato.

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Questa storia ha dato il nome alla “Maledizione di Ondina”, che è la denominazione storica dell’ipoventilazione alveolare primitiva.

L’ipoventilazione alveolare primitiva, o sindrome da ipoventilazione centrale congenita (Congenital Central Hypoventilation Syndrome, CCHS), conosciuta anche come sindrome di Ondina o maledizione di Ondina (Ondine’s curse), è un raro disturbo del sonno.

La sindrome è causata dalla mutazione di un gene che colpisce la parte del sistema nervoso che è responsabile dei movimento involontari nel corpo umano, cioè quei meccanismi normalmente automatici, come appunto la respirazione, o meglio la ventilazione polmonare.
La mutazione provoca una disfunzione: il controllo vegetativo della respirazione risulta alterato o completamente assente.

Significa che, per chi ne è affetto, ogni singolo respiro dev’essere prodotto volontariamente. E non si può decidere di respirare quando si dorme: la sindrome comporta la cessazione della ventilazione durante il sonno. I malati, per sopravvivere, hanno bisogno di dispositivi di ventilazione meccanica. Questa è l’unica soluzione: attualmente non esistono vere e proprie cure per questa malattia. Senza dispositivi appositi, i pazienti morirebbero dopo essersi addormentati.

L’ipoventilazione alveolare primitiva è stata diagnosticata per la prima volta solo negli anni Settanta. In tutto il mondo ci sono circa 200 casi conosciuti. La sindrome si manifesta in genere nei primi giorni di vita.

(Ho cercato di informarmi presso fonti attentibili, come il sito dell’A.I.S.I.C.C., Associazione Italiana per la Sindrome da Ipoventilazione Centrale Congenita, ma non sono un’esperta né di leggende e mitologie, né di medicina – se ho scritto delle cazzate, ditemelo).

Undine dell’illustratore Arthur Rackham
Undine dell’illustratore Arthur Rackham

Una storia simile alla precedente, ma senza la maledizione del respiro, è narrata nel racconto Undine del 1811 di Friedrich de la Motte Fouqué, scrittore romantico tedesco (Undine e Huldbrand si innamorano, si sposano, lui la tradisce con una certa Bertalda, lei torna negli abissi marini e lui muore). Il racconto fu pubblicato in Inghilterra con le illustrazioni dell’inglese Arthur Rackham (1867-1939).

A Baden bei Wien (cittadina termale austriaca, a sud-ovest di Vienna) una fontana realizzata dallo scultore viennese Josef Valentin Kassin (1856-1931) rappresenta Undine del racconto di Fouqué.

Baden