#69 alcune cose che ho imparato quest’estate.

Un post cumulativo dopo l’inattività di agosto (sì, sono tornata, ciao).

● La pagina Wikipedia sugli scarafaggi è scritta con grande amore: “Sono insetti cosmopoliti […] dai colori poco appariscenti […] sono generalmente insetti con abitudini notturne, e piuttosto schivi. Sono cattivi volatori ma, in compenso, eccezionali corridori, dotati di una notevole velocità di movimento. Hanno uno spiccato senso di orientamento”. La ciliegina sulla torta: “Un altro aspetto comportamentale di notevole importanza, sotto l’aspetto pratico, è l’abitudine degli scarafaggi a defecare e rigurgitare durante l’alimentazione sullo stesso substrato.”
Imperdibile il paragrafo “Gli scarafaggi nei media e nella cultura”, molto ben fatto, per quanto non regga il confronto col suo omologo anglofono “Cockroaches in popular culture”. L’incipit: “La stretta relazione fra l’uomo e alcuni Blattoidei ha inevitabilmente ispirato la citazione di questi insetti in molti contesti”.
La Wikipedia inglese parla di scarafaggi in grado di sopravvivere per un mese senza cibo, 45 minuti senz’aria, sott’acqua per mezz’ora, 12 ore sotto gli zero gradi centigradi. (C’è anche il paragrafo “Role as pests” che avevo letto “Role as pets” e mi stavo preoccupando…).
cockroach
È diffusa, ma non del tutto fondata, la leggenda metropolitana secondo cui gli scarafaggi sarebbero l’unica forma di vita a sopravvivere sul pianeta dopo una guerra nucleare. In effetti gli scarafaggi hanno una resistenza alle radiazioni molto più alta dei vertebrati, ma non particolarmente alta se paragonata a quella di altri insetti.
Al momento, la “forma di vita più resistente alle radiazioni del mondo” sembra essere il Deinococcus radiodurans, un batterio estremofilo, “in grado di resistere a dosi di radiazioni di gran lunga superiori a quelle necessarie per uccidere un qualsiasi animale. […] È, inoltre, in grado di sopravvivere a condizioni estreme di freddo, disidratazione, vuoto e acidità”. Per questi motivi è soprannominato Conan il Batterio.
conan
“Fu scoperto nel 1956 […] nel corso di un esperimento per determinare se il cibo in scatola potesse essere sterilizzato utilizzando alte dosi di raggi gamma. Una confezione di carne in scatola fu esposta ad una cospicua dose di radiazioni, ritenute sufficienti ad uccidere tutte le forme di vita in essa presenti, ma ad una successiva analisi dell’alimento irraggiato fu isolato il batterio.” E la trama si infittisce: “Un team di scienziati russi ed americani ha proposto che la radioresistenza di D. radiodurans abbia origini marziane. L’evoluzione del microrganismo potrebbe avere avuto luogo sulla superficie di Marte, per poi successivamente diffondersi sulla Terra come conseguenza di un impatto meteorico.” Il tuttavia guastafeste: “Tuttavia, a parte l’estrema resistenza alle radiazioni, D. radiodurans è geneticamente e biochimicamente molto simile ad altre forme di vita terrestri, una circostanza che depone contro l’ipotetica origine extraterrestre.”

● Per la serie: La Storia raccontata da Wellentheorie.
Quasi tutto il subcontinente indiano (gli attuali Stati di Pakistan, India e Bangladesh) è stato fino al 1947 dominio coloniale britannico. Tra le due guerre mondiali, si sviluppano e si diffondono nell’India britannica (come in molti altri paesi all’epoca sottoposti al colonialismo occidentale) ribellioni e movimenti anticoloniali e indipendentisti. In questo contesto, il più famoso è il Mahatma Gandhi, e tutta la sua teoria della lotta non violenta, la protesta tramite disobbedienza civile di massa, e quant’altro. L’abbandono della moda occidentale e il ritorno agli abiti tradizionali indiani (in particolare il dhoti) rientrano nella sua campagna per la “non cooperazione” e per il boicottaggio di tutto quello che era associato agli inglesi, e agli stranieri in genere.
young Gandhi gandhi
Dopo la seconda guerra mondiale, quando il governo inglese, laburista, si è ormai deciso a concedere l’indipendenza all’India, salta fuori un problema: i rappresentanti delle due confessioni religiose principali, induismo e islam, non riescono ad andare d’accordo, e vogliono essere divisi in due Stati diversi, autonomi. Gli inglesi dicono okay, si può fare, ma c’è un altro problema: le aree a maggiore diffusione musulmana sono due: una nell’estremo occidente, l’altra nell’estremo oriente. Gli inglesi, quindi, pianificano, al centro, il nuovo Stato dell’Unione indiana, a maggioranza indù, e un unico Stato a maggioranza musulmana, chiamato Pakistan, diviso però in due parti: il Pakistan occidentale e il Pakistan orientale. È il 1947. Gli inglesi dicono okay, vi abbiamo dato l’indipendenza, vi abbiamo disegnato due stati autonomi, ora siamo a posto, vivrete felici e contenti, prego, non c’è di che, figuratevi. Felici e contenti una beata minchia, pensano in coro tutti gli indiani: all’interno dei nuovi Stati vivono minoranze dell’altra religione (musulmani in India, indù in Pakistan) che dopo la divisione (Partition) fuggono in massa verso l’altro Stato. L’esodo è imponente e, nonostante le raccomandazioni gandhiane, tutt’altro che pacifico: le violenze sono atroci, da entrambi le parti. Le vittime sono molte. Inoltre, da subito, cominciano le contestazioni riguardanti i confini, in particolare riguardo al Kashmir, regione tuttora contesa tra India, Pakistan e Cina.
east-and-west-pakistan
Non è finita: il Pakistan orientale, scontento, dopo un po’ vuole staccarsi dal suo amico occidentale, e diventare uno Stato indipendente. Il Pakistan occidentale non vuole, e manda l’esercito a reprimere la ribellione indipendentista. Ma non c’è niente da fare contro i bengalesi incazzati: nasce così, nel 1971, lo Stato del Bangladesh.
india
Due cose sul Pakistan: con più di 180 milioni di abitanti è il sesto Stato più popoloso del mondo, e il secondo maggior stato musulmano nel mondo dopo l’Indonesia. Il nome Pakistan è stato coniato nel 1933, come acronimo dei nomi delle regioni Punjab, Afghania (o Khyber Pakhtunkhwa, o North-West Frontier Province o NWFP o altri nomi), Kashmir, Indus (che dovrebbe essere un fiume), Sindh e Balochistan (o Belucistan).
pakistan
E poi, Indira Gandhi: non è la figlia del Mahatma Gandhi. Non è parente del Mahatma Gandhi. Lo so, alcuni libri lo dicono, ma non è vero: in realtà era la figlia di Jawaharlal Nehru, Primo Ministro indiano dal 1947 al 1964. Nata Indira Nehru, prese il cognome dal marito Feroze Gandhi, che non era imparentato con il Mahatma Gandhi.

● Non sono un’esperta di letteratura russa, ma quest’estate ho appreso che in ogni romanzo o racconto russo che si rispetti c’è almeno un samovar, e spesso si incontra anche una redingote.

Il samovar “è un contenitore metallico tradizionalmente usato in Russia, nei paesi slavi, in Iran, nel Kashmir e in Turchia per scaldare l’acqua” per fare il tè. Può avere diverse forme e dimensioni, e ne esistono anche di elettrici. Qui un video molto istruttivo.
samovar painting
Il samovar è un elemento ricorrente anche nei dipinti russi di ogni epoca e stile. (I quadri nell’immagine dovrebbero essere di Boris Kustodiev, Kazimir Malevich, Dmitry Zhuravlev, Kuzma Petrov-Vodkin, Sergey Kondrashov, Ievlev Boris Alexandrovich e Viktor Lyapkalo).
E così ho scoperto Viktor Lyapkalo, pittore: nella classifica dei suoi soggetti preferiti il samovar sembra essere secondo soltanto alle donne nude.
redingote
Redingote” viene dalla storpiatura francese dell’inglese “riding coat” (veste o mantello per cavalcare) o “raining coat” (mantello da pioggia). È una sorta di soprabito o cappotto, aderente in vita, lungo fino al ginocchio e con falde aperte nella parte posteriore, diffuso in Europa nel Settecento e nell’Ottocento.

human heart
● Il simbolo grafico del cuore stilizzato ha ben poco a che fare con l’effettiva forma di un cuore umano (nel disegno qui sopra).
Non si sa di preciso la sua vera origine: potrebbe rappresentare il cuore di una mucca (nella foto qui sotto), oppure varie rotondità femminili (seni, natiche, o vulva), oppure il seme di silfio, una pianta estinta che nell’antichità veniva utilizzata come contraccettivo.

beef heart

Virginia Woolf usa aggettivi come bislacco, recondito, imperituro, baldanzoso, proclive, garrulo, e personalmente mi sta molto simpatica.

i-heart-u

● Se avete visto The Leftovers e non vi è piaciuto, mi sa che non possiamo essere amici. Sappiatelo.
Stop-Wasting-Your-Breath

nora durst è il mio idolo

18 pensieri riguardo “#69 alcune cose che ho imparato quest’estate.

  1. Bentornata Wellen!! Dunque, per gli scarafaggi e per colui che ha scritto la pagina di Wikipedia, uao. Personalmente ho fatto il mio tributo alla specie conferendo il nome di Arturo allo scarafaggio che ho incontrato ad inizio estate in cantina. Giacché sono stata sola in casa per un lungo periodo e quindi nessuno poteva provvedere a lui spostandolo, Arturo è rimasto in cantina per un po’: lo salutavo quando andavo a prendere la bici. Da allora tutti (i per fortuna pochi) scarafaggi che incontro li chiamo Arturo.
    La cosa del cuore la sapevo. The Leftovers non l’ho visto, mi sto riguardando tutto Lost. Son cose che vanno fatte, a un certo punto.
    Saluti e baci da Padova

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    1. Grazie Laura!
      Anch’io mi devo riguardare Lost, non è possibile che l’abbia visto UNA SOLA VOLTA! The Leftovers per certi aspetti è molto simile. Secondo me la chiave per apprezzarlo è non aspettarsi che i misteri vengano risolti e godersi quello che sta succedendo, senza preoccuparsi troppo del futuro… Un po’ come nella vita… Quanta saggezza, e non sono neanche le otto! 😀
      Arturo è un bellissimo nome! Invece io per anni ho abitato con un ragno chiamato Aristide. 🙂
      Saluti e baci da casa Wellentheorie, situata ovviamente in un luogo top secret 🙂

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  2. Bentornata Wellen!
    A casa mia gli scarafaggi si chiamano “King(s)”, perché sono “the kings of all the most horrifying monsters in the whole world forevah and evah and beyond”. Grazie per non aver pubblicato una loro foto.
    Adoro l’idea dei samovar (e mi piace molto anche la parola, ti dirò), so che ce ne sono di giganteschi che tenevano (tengono?) nei bar un po’ più a est di qui. Mi piacerebbe sapere se il tè ha lo stesso gusto, uscito da uno di quei cosi… Credevo però che si usassero anche per il caffè, o me lo sono inventata?
    The Leftovers non l’ho ancora visto, ma può essere meglio di Lost? E’ umanamente possibile che una serie sia meglio di Lost (che anch’io ho visto una volta sola, però)? Oh, se mi dici che devo vederlo, mi fido.
    Un abbraccio dal lago 🙂

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    1. Bellissima la tua denominazione degli scarafaggi, credo proprio che la userò anch’io! Una foto (scherzi?!) non avrei mai potuto metterla: ho letto la pagina di Wikipedia tenendo una mano sullo schermo per coprire l’immagine dell’horrifying monster, che altrimenti sarebbe diventato protagonista di tutti i miei incubi…
      Sui samovar non ti so dire granché, non ne ho una conoscenza diretta, però ho letto qua e là che il tè fatto col samovar sarebbe molto ma molto ma molto più buono (chissà?).
      Mi chiedo anch’io se The Leftovers possa essere meglio di Lost: per principio tendo a pensare che Lost sia imbattibile, però è un bel dilemma. Aspetto le prossime stagioni per elaborare un giudizio più completo 🙂
      Un caloroso abbraccio da Wellencity 😉

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        1. a roma esisteva! l’antica sala da the russa in via dei falegnami e poi in via dei leutari. Biecamente chiusa.
          Facevano un the nero profumato ai fiori dei ciliegio che ricordo ancora con malinconia e una torta black russian che ad oggi risulta ancora il dolce più buono che abbia mai investito le mie papille gustative.

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