Il pianeta dove scomparivano le cose

E rieccomi, dopo oltre un mese di silenzio blog: sono stata super impegnata a prendermi l’influenza, guarire dall’influenza, insegnare grammatica italiana alla gente, tentare di imparare il linguaggio SQL, innamorarmi come una quattordicenne, leggere libri, e numerose altre cose che non sto a raccontarvi.

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Per il 2014 Francesco si era sfidato a leggere 52 libri in un anno, uno a settimana. Ho deciso di provarci anch’io, quest’anno, così ho cominciato ad annotare i libri letti. Per ora ci sono quasi riuscita a leggere un libro a settimana, però ho barato: erano libri brevi, e alcuni illustrati. Ad esempio ho letto Il pianeta dove scomparivano le cose di Roberto Casati e Achille Varzi. Si finisce in un attimo, ed è davvero molto carino.
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Contiene dodici brevissime storie illustrate che affrontano, in modo molto semplice, grandi quesiti filosofici, problemi logici, paradossi. Dànno simpatici spunti di riflessione.

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È pensato per un pubblico di qualunque età: per un adulto è una lettura piacevole, per un bambino potrebbe essere appassionante. Su aNobii ci sono commenti di genitori che hanno letto questo libro ai figli e lo consigliano caldamente (descrivono bambini entusiasti, che chiedono di leggerlo e rileggerlo).

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Della percezione dei colori (e del video di Vsauce “Is Your Red The Same as My Red?”) avevo parlato qui.

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Altri racconti illustrati fanno riferimento al paradosso del barbiere (chi rade il barbiere?) e al paradosso della nave di Teseo (se per riparare un oggetto sostituisco una sua parte rotta o consumata con una parte nuova, e continuo nel tempo a sostituire parti finché non rimane niente dell’oggetto originale, quell’oggetto è ancora lo stesso oggetto? E noi, siamo le stesse persone che eravamo per esempio dieci anni fa?). Di questi e altri simpatici paradossi avevo parlato qui.
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Una delle storie riguarda il concetto di infinito: un personaggio comincia a fare un mucchio di sassi, ma come creare un mucchio di sassi che sia davvero infinito e non solamente tanto tanto grande? Insomma, quanto è grande l’infinito? Come si può raggiungere? Si può raggiungere davvero? Vi lascio con queste domande, e già che ci siamo anche con questa, su cui rifletteva Gabriele un po’ di tempo fa.


Tutte le immagini di questo post sono fotografie scattate da Wellentheorie al libro “Il pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica” di Roberto Casati e Achille Varzi, 2006, Giulio Einaudi editore, e sono qui condivise a fini non commerciali per scopi culturali, di divulgazione scientifica, di informazione e di cronaca. Wellentheorie non ha ovviamente alcuna proprietà intellettuale del contenuto del libro, che appartiene ai suoi autori, illustratori, editori, eccetera eccetera.
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9 pensieri riguardo “Il pianeta dove scomparivano le cose

  1. Ci sto provando anche io a leggere un libro a settimana e, per ora, sono ancora all’ultima settimana di febbraio. Magari per frenare l’affanno potrei buttarci dentro anche le letture per la tesi di dottorato (che a volte sono davvero indigeste). 🙂

    Il libro che hai presentato sembra molto carino, forse potrebbe piacerti anche Il topo sognatore ed altri animali di paese (di Franco Arminio e Simone Massi, l’ho letto da poco per alzare la media.
    Ciao!

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  2. Be’ ma così non vale, troppo facile tenere la media! 😛
    Il libro però sembra simpatico, in effetti!
    (Per il 2015 sono a 9 su 12, ma punto a recuperare)

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